Programmazione regionale e Comunità Europea riconversioni industriali e a venire incontro a particolari situazioni di disoccupazione tecnologica e frizionale. Ed è chiaro che questa eventualità si verificherà più frequentemente nelle aree sottosviluppate ed arretrate, dove si presenta una più debole struttura industriale 11 • Sotto altro aspetto, tuttavia, gli istituti fondamentali del Trattato potrebbero, se pienamente realizzati, contribuire a creare più equilibrate situazio11i economiche di ordine territoriale. La graduale caduta dei contigentamenti e dei dazi doganali interni, il libero stabilimento delle imprese, modificando le condizioni concorrenziali, possono, in astratto, seriamente scalfire equilibri - o, se si vuole, squilibri - artificiali, che si sono creati nell'ambito degli Stati nazionali: posizioni oligopolisticl1e e monopolistche che, come si è accennato, hanno una diretta influenza nel mantenimento di squilibri e di diverse situazioni produttive e di mercato. A tale riguardo, fin dalla stipulazione del Trattato si è peraltro osservato che il mercato comune avrebbe portato al mantenimento - su più vasta scala europea - delle situazioni oliogopolistiche e monopolistiche esistenti, attraverso accordi ed intese cartellistiche di carattere supernazionale. Tali valutazioni vanno criticamente intese e interpretate. Che nuovi accordi ed intese cartellistiche possano formarsi, e di fatto si siano già formati, non appare dubbio. È da dire, tuttavia, che il Trattato offre, in via di principio, la possibilità di creare adeguati istituti giuridici, e soprattutto spazio per un'azione politica ed econo1nica volta ad impedire il mantenimento e la formazione di situazioni ~i dominio del mercato. Si deve, nondimeno, osservare che le misure per la tutela della libera concorrenza (il « Primo regolamento sulla concorrenza ») recentemente approvate dagli organi della Comunità Economica Europea appaiono largamente inefficaci ed elusive. È questo un terre110 in cui le forze politiche e sociali interessate, non esclusi gli stessi ceti imprenditoriali, devono particolarmente impegnarsi (più che 11 Si può dire che l'istituzione del mercato comune, richiedendo un più accelerato svilup,po della produttività, non ha, di per sé, favorito un processo di industrializzazione diffuso nelle aree sottosviluppate. Peraltro, è da osservare che la stessa espansione del mercato e la necessità di più elevati livelli di produttività hanno determinato anche in alcune aree sottosviluppate, come il nostro Mezzogiorno, laddove si presentavano determinate convenienze ambientali, la localizzazi~ne di alcune imprese ad alto livello tecnologico e di vaste dimensioni (non alla scala delle dimensioni di mercato delle aree sottosviluppate in cui tali iniziative venivano realizzate): iniziative, queste, che rappresentano un « salto qualitativo», e potrebbero avere in futuro un ruolo propulsivo - in ispecie effetti agglomerativi e di integrazione produttiva - ai fini di un diffuso sviluppo cli medie e piccole iniziative, purché siano inserite in una organica politica che tenda alla modificazione delle condizioni generali di mercato e della situazione particolare delle aree sottosviluppate. 29 Bibliotecaginobianco
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