José Louis Sampedro l'ambito di una nazione europea classic3:, e perché derivano anch'esse da una mentalità che poco a poco accompagna l'evolµzione della tecnica, preparandola nello spirito· dei pionieri e adattandosi ad essa nello spirito delle masse. Anche perciò i paesi estranei al M.E.C. subiscono le stesse pressioni e i loro problemi non differiscono, dal punto di vista generale, che in conseguenza della decisione di affrontare in pieno lo sviluppo o di favorirlo nei più ristretti limiti nazionali. Ebbene, per quanto •ci riguarda, siamo convinti che questa decisione alle lunghe non potrà essere mantenuta sotto la pressione di forze storiche che, sulla base di quello· che può essere ragionevolmente previsto per il. futuro, vanno considerate come difficilmente reversibili e probabilmente crescenti. Co1nunque sia, fintanto che un qualsiasi paese desidererà e potrà svilupparsi in limiti ristretti, senza aderire ad una zona più ampia di organizzazione comune - che si tratti o no della C~E.E. -, i suoi sforzi saranno dedicati allo sviluppo ed i suoi problemichiave coincideranno praticamente con quelli degli altri paesi della regione mediterranea. Come coincideranno anche, in conseguenza, più o meno sensibilmente, gli indirizzi dell'azione politico-economica di fronte a tali problemi. 12. Le prospettive del Mediterraneo. ~ I compiti da assolvere, insomma, sono comuni. E cionostante di fronte al fenomeno unico del M.E.C·. si registrano posizioni molto ·differenti. In altri termini torniamo al punto di partenza di questa relazione, quando constatavamo la indiscutibile unità vitale del Mediterraneo e in pari tempo l'impossibilità di delimitarne con precisione l'ambito, e la diversità delle vie - africane, asiatiche, europee - che confluiscono su queste storiche rive mediterranee. E ci tro·viamo, d'altronde, alla .fine della nostra esplorazione, egualme·nte di fronte alla condizione fondamentale di crocevia, proprio del nostro mondo: e preferiamo ora chiamarlo mondo perché non è solo una regione geografica ed economica, ma un centro fatto di più centri culturali. Siamo nel mezzo di questa piazza pubblica, o di questo mercato, di questo bazar - abbiamo tutti nella nostra lingua delle parole per indicare la stessa cosa -, messi di fronte alla necessità di realizzare un co·mpito comune a tutti: attintare e consolidare le nostre facciate, sop~aelevare qualche piano, migliorare le vie d'accesso e soprattutto rallegrare i volti e la vita di quelli che si affacciano alle nostre finestre. Questo bisogna fare, qualunque sia la distribuzione interna della casa ed il suo prolungamento alle · spalle del mare comune. Perché queste case che si mostrano qui, questi popoli hanno altre finestre che danno 82 Bibliotecaginobianco
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