Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

• Ernesto Mazzetti rilancio di una ft1nzione di Napoli, e quindi della Mostra, nei confronti del continente africano, del quale la città dovrebbe essere intern1ediaria per tutto ciò che concerne i rapporti con i paesi del Mercato Comune. In questo quadro la Mostra d'Oltremare si porrebbe come « vetrina» della produzione europea ed africana a tutto vantaggio dei mercati dell'uno e l'altro continente. L'idea, apprezzabile sul piano teorico, manca però di ogni aggancio alla realtà. Nessuno ha sinora chiesto a Napoli la sua intermediazione per i rapporti commerciali tra MEC ed Africa, come purtro,ppo mostra anche il movime11to portuale napoletano: sempre primo quanto a traffico passeggeri (turismo o emigrazione), ma assai meno imp,ortante per quello delle merci, malgrado la consistenza demografica della città e le dimensioni dell'hinterland. Né si vede cosa potrebbe contribuire allo sviluppo del movimento portuale se non lo sviluppo dell'industrializzazione in tutta la regione napoletana: ma il guaio è che molti a11cora continuano a ritenere l'attività portuale un'alternativa all'industrializzazione e a preoccuparsi di quella prima che di questa. Allo stesso tipo di equivoci appartiene l'idea di una Mostra d'Oltremare « vetrina» dell'occidente per i compratori africani: non avendo Napoli e le province vicine una abbondanza di prodotti da esporre, è difficile credere che codesta abbondanza consentano di creare gli apporti- delle regioni industriali del settentrione o di altri paesi europei, le quali non avrebbero alcun interesse ad abbandonare centri fieristici già collaudati e talvolta, com'è nel caso di Bari, in posizione geografica favorevole quanto Napoli· per gli scambi con l'Africa. Ci pare quindi sensato escludere dal novero delle possibilità concrete di ripresa della Mostra d'Oltremare le prospettive « africane». Rimane, però, la domanda circa il ft1turo del co111plesso; ed al riguardo gli stessi esponenti della CISL e promotori della riunione cui abbiano accennato formulavano delle ipotesi, pur mostrandosi poco convinti della loro validità. Da tempo, infatti, si sente parlare della trasformazione dell'Ente Mostra in Ente di gestione immobiliare; idea estremamente « rischiosa», dal momento che a Napoli non c'è iniziativa immobiliare che riesca ad attuarsi al riparo delle speculazioni e nel rispetto di oculati criteri urbanistici. Basti pensare a quanto è accaduto al nuovo Rione Carità, in pieno centro urbano, - ove lo sventramento di vecchissimi e 1nalsa11i quartieri poteva rappresentare t1na iniziativa vantaggiosissi1na alla cittadinanza se vi fossero stati amministratori capaci di opporsi alla speculazione sulle aree e di imporre la destinazione a giardini e a parcheggi della zona bonificata, consentendo poche costruzioni e non la selva di grattacieli e casermoni che oggi fa bella mostra di sé e paralizza la circolazio11e, - per rendersi conto della « pericolosità » di una operazione del genere compiuta sulla vastissima area oggi occupata dalla Mostra. Eppure, l'utilizzazione di tale area per scopi diversi dalle vuote manifestazioni sinora allestite, potrebbe giovare a Napoli proprio nella 64 Bibliotecaginobianco

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