• Note della Redazione maggiori; uomini i cui orientamenti potevano essere non condivisi o addirittura disapprovati, dai quali si poteva essere divisi da profondi contrasti di interessi, ma dei quali non potevano non apprezzarsi le doti di competenza, di capacità dirigenziali, di probità. Naturalmente non vi è formazione interna della D. C. che non sostenga di essere l'unico punto di riferimento valido per un'azione di rinno- ·vamento; non vi è alcuno che non pretenda di essere ora e di essere sempre stato su posizioni di centro-sinistra. Chi ha patrocinato l'accordo organico con Lauro e chi ha proposto, sostenuto ed imposto il " monocolore programmatico ", chi ha reso possibile la formazione dell'attuale Giunta Comunale proponendo la mozione che dette via libera all'incontro " non patteggiato" con Lauro e chi nulla ha voluto rischiare sul piano del potere per difendere il centro-sinistra; tutti, comprese quelle forze che pure erano sorte con intenti di rottura, sono stati poi almeno in qualche occasione partecipi delle liturgie celebrate in onore dei "numi tutelari "; ciò non di meno sono tutti per il centro-sinistra. Anzi quasi tutti si dicono esponenti di formazioni autenticamente di sinistra ». Accanto ai criteri per la selezione della locale classe dirigente democratico-cristiana, la « Hern1es » richiama la diversità degli atteggiamenti che i « notabili » napoletani del partito tengono rispettivamente a Roma (dove si professano perfettamente allineati sulle posizioni di impegno democratico e riformatore dell'attuale segreteria della D. C.) e a Napoli ( dove il fine della conservazione del proprio potere è attuato senza esitazioni, pur comportando alleanze e compro1nissioni di ogni genere con le forze che localmente e in sede nazionale sono le antagoniste più immediate della linea politica democratico-cristiana promanante da Roma). E giustamente la « H ermes » sottolinea ancora la necessità che una· tale, intollerabile ambivalenza venga chiaramente accantonata ora che il passaggio in massa di esponenti maggiori e minori della destra napoletana nella D. C. è una prospettiva già . zn atto. « Non che si voglia negare ad alcuno il diritto di rivedere la propria posizione politica, di riconoscerla errata e di abbandonarla. Si nega però che sia utile ai fini della democrazia, e che sia elegante sul piano dello stile personale, che chi per anni è stato tra i protagonisti delle fortune napoletane del PDIUM e del MSI, impersonando quindi l'involuzione politico-sociale di Napoli, passi ora a far politica nelle fila del partito che dovrebbe promuovere e guidare il rinnovamento del costume e delle strutture politiche della nostra città. Si negano cioè la convenienza e l'opportunità che quanti sono stati per anni Consiglieri Comunali, Deputati o Senatori, con il Partito Monarchico e con il Movimento Sociale, continuino ad essere Consiglieri Comunàli, Deputati o Senatori, ma facendosi eleggere a qualsiasi titolo nelle liste della D. C. L'agenzia « H ermes » aggiunge poi, opportunamente, che certi atteggiamenti nei confronti di « quanti sono disposti ad abbandonare i partiti della destra eversiva» per farsi accogliere nelle file democristiane, in quanto atteggiamenti favorevoli a salvataggi del genere, fanno pensare « o che certo personale d. c. non è tanto eterogeneo rispetto alla classe dirigente laurina quanto sarebbe auspicabile o che fra quelli e questa si è stabilita una sorta di solidarietà ». 46 Bibliotecaginobianco
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