Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

Roberto Berardi sentimento di piena soddisfazione per la carriera scelta; 2) facendo corrispondere ad un diverso rendimento un diverso trattamento, cioè premiando sempre e adeguatamente lo spirito d'iniziativa, un maggiore .e migliore lavoro, una migliore cultura, perché l'appiattimento e il livellamento delle carriere e delle retribuzioni non incoraggiano certo gli sforzi a migliorare il proprio lavo,ro e ad accrescere il proprio rendimento; 3) predisponendo corsi di aggiornamento che si concludano con esami, o almeno con un « colloquio » d'accertamento, e che siano gradino a notevoli miglioramenti di carriera. Ebbene, ·1a politica scolastica degli anni cinquanta ha trascurato quasi tutto ciò. Non ci si può aspettare che il professore, il cui stipendio è assolutamente insufficiente ad assicurare a lui e alla sua famiglia un'esistenza decorosa e adeguata al livello, sociale in cui la sua funzione lo pone, e che è quindi costretto ad integrare il suo bilancio con lezioni private o con una seconda professione, dedichi molto tempo ad aggiornare la propria cultura e a studiare le nuove tecniche d'insegnamento. Non è solo una questione di tempo materiale; è anche una questione morale. La delusione nel vedere l'enorme differenza tra ciò che rende il suo lavoro, a lui, e il lavoro dei liberi professionisti e dei funzio11ari e dipendenti delle aziende private; la sensazione che l'attività del docente, posta tanto in alto a parole, in realtà è così poco considerata che colui il quale vi si dedica vien posto molto in basso I1ella scala sociale, come attesta appunto il trattamento economico che gli viene riservato; il constatare che la sua carriera progredisce quasi unicamente per merito di vecchiaia, e che i riconoscimenti da parte dei suoi superiori sono quasi sempre uguali per tutti, buoni e men buoni, abili e meno abili, più laboriosi e meno laboriosi; tutto questo (e altro ancora) raffredda l'e11tusiàsmo, provoca stanchezza, ottunde lo spirito. Tutto sommato, il corpo insegnante italiano è ancora d'un livello ben superiore a quello che meriterebbe il trattamento che gli è riservato da troppi anni. Ma il prossimo avvenire richiede assai di più; la scuola del futuro dovrà avere non solo più aule, più insegnanti e più borse di studi~, ma anche dovrà trasformarsi in un campo di sperimentazione continua _di nuovi metodi, dovrà essere percorsa da un incessante fremito di rinnovamento e di adattamento ai bisogni sempre nuovi di una società in continua trasformazione. I mutamenti della società nei secoli passati erano molto lenti, e quindi la scuola poteva funzionare per lunghissimi anni, adagiata in una sorta di immobilismo di metodi e di programmi; ora l'evoluzione è incommensurabilmente più rapida, e la scuola deve evolversi con altrettanta pron22 Bibliotecaginobianco

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