Il Vaticano e la pritna guerra mondiale importanza: il sei dicembre del '16 Bucarest cadeva in mano tedesca e ai primi di gennaio l'intera Romania era prostrata; nel febbraio del '17 in Russia scoppiava la prima rivoluzione, « borghese », mentre l'entrata in guerra degli Stati Uniti era imminente, né certo ignota in Vaticano. Il Martini afferma che la Santa Sede comprese subito come solo la formulazione di precise proposte e di congrue garanzie avrebbe potuto aprire la via alla trattativa, e per questo « fu sua cura costante persuaderne i governi delle Potenze centrali, e la sua azione il condurveli ». V'è da chiedersi, però, il perché di quest'azione vaticana quasi esclusiva1nente in direzione tedesco-austriaca, e non anche franco-britannica. Forse che il veto posto dall'incaricato d'affari inglese aveva paralizzato l'iniziativa in quella direzione, come sembra implicitamente sostenere il Martini? O non è forse più probabile che la Santa Sede intendesse prima di tutto convincere gli Imperi Centrali all'idea della trattativa, ed essere sicura alle spalle, prima di affrontare le potenze dell'Intesa, che sapeva già ostiche ad un suo intervento mediatore? Perché è proprio in questa mediazione la chiave di tutta la questione, così a lungo dibattuta in sede di convegno. Piero Pieri ha ben chiarito come a guerra totale non potesse seg1.1ire pace di compromesso, cioè proprio quella pace che perseguiva insistentemente Benedetto XV. Un documento illuminante, in proposito, ha pubblicato il Martini: è un brano di lettera del cardinale Bisleti all'imperatrice Zita, del maggio. Il passo, sembra, è compiuto col pieno consenso della Segreteria di Stato: « Prendendo occasione dalla lettera del papa al cardinale Gasparri, del 5 maggio, per indire una crociata mondiale di preghiere ... per ottenere la pace, il cardinale ... riferiva di aver parlato col S. Padre, trovandolo pieno di affetto per le Loro Maestà, e aggiungeva : " Mi ha 1nanifestato la sua vivissima bra111a di adoperarsi, con ogni mezzo in suo potere, per il pronto ristabilimento di quella pace che darà modo all'im~ pero medesimo di sviluppare, sotto il paterno e illuminato Governo del suo Augusto Sovrano, le sue forze così rigogliose e possenti. Ha voluto, anzi, confidarsi di essere desideroso e pronto ad agire in tal senso, se così piacerà a Sua Maestà l'Imperatore e Re. Certamente la pace fra l'Italia e l'Austria-Ungheria sarebbe il principio della fine; ed il Santo Padre sarebbe ben disposto ad interporre a tale scopo i suoi buoni uffici nella supposizione che, rispetto all'Italia, cotesto Imperiale e Reale governo mantenga sostanzialdiente il modo di vedere manifestato già prima del maggio 1915. Quindi in via strettamente segreta e confidenziale Sua Santità bramerebbe conoscere se l'accennata supposizione risponda a verità, o meglio il massimo delle concessioni 117 Bibliotecaginobianco
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