La Redazione terminasse il secondo conflitto mondiale, le sfere d'influenza o d'interesse; fu piuttosto la diplomazia sovietica, furono Stalin e Molotov, ossessionati dalla mitologia dell'accerchiamento capitalistico, a precisare l'estensione della zona d'influenza russa, a chiuderla ermeticamente negli anni tra il 1945 ed il 1948 ed a tentare, poi, di estenderla ulteriormente (e qui il blocco di Berlino e la guerra di Corea vengono spontaneamente alla memoria). Ciò che ha caratterizzato in politica estera il decennio della destalinizzazione non è stato tanto il venir meno della pressione sovietica su certi punti particolarmente delicati ed importanti della frizione tra i due blocchi (ancora Berlino, la penisola indocinese, la penetrazione nel mondo arabo ed in Africa e, finalmente, il tentativo d'infiltrazione nell'emisfero americano), quanto il fatto che i nuovi' tentativi di alterare l'equilibrio delle forze in questi punti di frizione venivano condotti all'insegna di una dottrina che escludeva l'inevitabilità di una guerra tra il fronte del capitalismo e qu~llo del socialismo ed affermava, esplicitamente, la possibilità di una gara pacifica tra i due sistemi. Ma si deve aggiungere che la dottrina comunista della coesistenza prevede un epilogo che Krusciov non ha mai dimenticato di sottolineare e che il ventiduesimo congresso del PCUS ha proclamato solennemente, ossia la vittoria finale del comunismo, e prevede, quindi, che i comunisti facciano il possibile perché tale epilogo vi sia veramente. E non vi è chi non veda che questo semplice corollario può alterare profondamente il concetto di gara pacifica tra i due sistemi : in effetti, ad una coesistenza così intesa le democrazie occidentali sarebbero costrette inevitabilmente a contrapporre che la vittoria finale sarà d·ella concezione democratica, con l'esplicita cons,eguenza di riconoscere a se stesse il diritto di fare il possibile per agevolare tale vittoria. È chiaro che, se sovietici ed occidentali formulano visioni della coesistenza così contrastanti nelle conseguenze pratiche e ad esse ispirano la loro concreta azione, si può verificare in politica quel fenomeno molto temuto dai teorici delle guerre del futuro, che si chiama di solito dello « scalamento », ossia del passaggio graduale da conflitti armati di tipo tradizionale e di portata limitata alla guerra universale e nucleare: in politica si avrebbe la transizione da tensioni limitate e di pòrtata locale a tensioni generali, che condurrebbero al limite della guerra. Pertanto, la sola concezione della coesistenza accettabile per entrambe le parti e che pare capace di evitare il rischio cui si è appena accennato è un'altra: che, cioè, si intendano bloccate allo stato attuale le posizioni dei due grandi raggruppamenti di potenze e che, intanto, si cerchi di negoziare una soluzione pacifica e conveniente per 8 BibliotecaGino Bianco
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