Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

Leonardo Sacco <lenza indicato, portarono relazioni sulle esigenze locali, complete anche nei dettagli. Ammessi alle riunioni i sindaci si sentivano dire, però, dal Prefetto che occorreva essere più attivi nell'impostare le varie pratiche di lavori pubblici. Ciò perché egli, nuovo Prefetto di Potenza, aveva constatato che pochissime realizzazioni erano state fatte in provincia; che molte opere già finanziate dallo Stato o dalla Cassa non si erano ancora realizzate, come gli asili infantili, le scuole elementari, ecc. Il Prefetto invitava anche i Sindaci a saper profittare dei fondi che lo Stato ha messo a disposizione. Poi parlava dei mattatori pubblici mancanti, e dell'edilizia popolare. Infine era il turno dell'agricoltura: tanto il Prefetto che l'Ispettore regionale sottolineavano l'inerzia generale, per cui si rischiava di non utilizzare interamente i fondi assegnati dal « piano verde» alla regione. È superfluo precisare che ben scarsi, o nulli, sono stati poi i risultati di quelle riunioni di sindaci in prefettura, per varie comprensibili ragioni. Nessuno se ne potrà sorprendere. Si può solo dire che un'attività coordinatrice, nonché di stimolo ed aiuto verso i Comuni, potrebbe normalmente, senza eccessivo costo, già essere svolta da una moderna amministrazione provinciale. Ma, all'inizio della pianificazione regionale, questo poteva essere proprio uno dei compiti del nuovo organismo, anche per il contributo conoscitivo che dai rapporti diretti con i singoli Comuni sarebbe potuto venire. E invece niente di tutto questo fu tentato. Le amministrazioni locali, grandi e piccole, tornarono alla solita pratica; enti ed uffici anche. Il Comitato per il Piano regionale attese le successive convocazioni, e gli esperti tornarono alle rispettive sedi. Nell'ambito di questo ritorno ai tradizionali sistemi, nel settore delle prospettive industriali, sono da citare due esempi significativi. Il nucleo industriale di Potenza va costituendosi in pratica ai piedi della città, a lato della stazione ferroviaria, in destra del fiume. Sono sorte alcune piccole industrie, altre se ne annunciano. Ma non c'è un vero e proprio programma, tanto meno inquadrato in un piano intercomunale di Potenza e della sua zona d'influenza. Il tutto appare piuttosto come frutto di una serie di abili inviti a realizzare alcuni stabilimenti in quella speciale zona. Per ora tutto sembra esaurirsi in ciò. Il nucleo industriale per lo sfruttamento del metano nella zona di Ferrandina-Pisticci, nella media Valle del Basento, ha una storia più complicata. Qui, però, ci interessa solo dire che a tutto dicembre del '61, sei mesi dopo la posa delle prime pietre delle tre industrie che vi sorgeranno (Anic, Montecatini e Pozzi), si riusciva finalmente a costituire il regolare organismo consortile. A questo punto sorgeva il problema di studiare come far sorgere in pratica le tre industrie. L'incarico di ·redigere un piano regolatore territoriale fu affidato alla società milanese Tekne. Il ministro Colombo, insediando il Comitato per il Piano regionale, aveva proposto di preparare l'abbozzo del piano stesso entro sei mesi. Fu solo dopo nove mesi, nel luglio di quest'anno, che in una riunione del gruppo di lavoro, fu possibile invece sapere come stavano le cose. Tanto per comin44 BibliotecaGino Bianco

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