' Rifornia delle istituzioni e .repubblica presidenziale quadro istituzionale democratico), è assai importante. Poiché, in effetti, in Francia ogni « costellazione » sarebbe non già un partito, ma un gruppo di partiti: questi dovrebbero, perciò, mettersi d'accordo sul candidato, il quale, ovviamente, dovrebbe essere scelto nell'ambito· di· un solo partito; e veramente l'impresa appare tutt'altro che facile. Si ricordino le difficoltà gravissi1ne cl1e provocò nella Rep11bblica di Weimar la necessità di un accordo tra più partiti per l'elezione del presidente, il quale, pure, aveva responsabilità e poteri affatto diversi dal capo di una repubblica presidenziale. Ebbe11e: quelle difficoltà si presenterebbero enormemente accresciute in regime presidenziale, per la semplice ragione che il presidente da eleggere in questo caso sarebbe veramente il capo dell'esecutivo: e quale dei partiti della « costellazione » potrebbe ammettere di non poter fornire l'uomo adatto? Tanto più che il fornire il candidato favorisce elettoralmente il partito da cui esso proviene. Ma anche qt1ando tutti questi inciampi si fossero davvero rimossi, non per questo le difficoltà sarebbero terminate. Un'altra delle singolarità del sistema dei partiti americani è che, mentre il partito che ha perso le elezioni presidenziali resta praticamente senza leader, perché il candidato soccombente ha solo· un'autorità morale sul suo partito, quello vittorioso ha un capo riconosciuto, che ha la forza di ~ar valere la sua volontà, perché dispone del potere dell'esecutivo federale. E questa è u11a considerazione da non sottovalutare: molti senatori e rapprese11tanti federali, negli Stati Uniti, finiscono col sentire · la disciplina di partito sia perché temono di mettersi contro il presidente eletto del loro stesso partito, sia perché sperano di ricevere da esso favori ed appoggi. È evidente che un rapporto del genere sarebbe assai più difficile da stabilire quando il presidente fosse il capo di una coalizione di partiti: i deputati di questa coalizione non appartenenti al partito del presidente ed eletti perciò con il loro « simbolo », si sentirebbero molto poco legati ad 11n leader che non è il leader del loro partito; e il presidente, a sua volta, si sentirebbe portato a blandirli più del necessario in vista di una designazione per la rielezione. Temo che quelli che hanno elaborato il rapporto che stiamo discutendo abbiano preso un po' troppo alla lettera la formula che corre sui partiti americani, cl1e essi siano, cioè, non già dei partiti, ma delle federazioni di partiti: quella formula è paradossale e serve a fare intendere come la situazione americana sia diversa da quella europea, ma ha il limite che è proprio dei paradossi, sfiora solamente la verità. E la verità è che il partito che abbia vinto le elezioni presidenziali negli Stati Uniti è un partito e non una federazione di partiti, con un capo riconosciuto che dispone di molti argomenti persuasivi, dalle famose « spoglie » al 23 Bibliotecaginobianco
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