Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

• Francesco Con1pagna Mi sembra ora di poter dire, dopo il tentativo di chiarimento di Colamonico e dopo avere steso a mia volta questa nota per un ulteriore tentativo di chiarimento, che l'area del nostro contendere si sia molto ridotta. D'accordo tutti nel giudicare be11emerita la collana di monografie diretta da Colamonico e nell'esprimere un rammarico per la sua fine; d'accordo anche, credo, nell'auspicare che studi come quelli che hanno arricchito questa collana possano avere in futuro maggiore diffusione editoriale e interessare cultori di discipline affini, uomini di cultura e di azione che dalla conoscenza degli studi di geografia relativi a certi pro'blemi posso·no ricavare grande giovamento ai fini della loro cultura o della loro azione; d'accordo, infine, sull'opportunità di promuovere quegli studi di geografia applicata grazie ai quali Colamonico (sia come direttore della collana di « memorie » della quale si è detto, che come promotore della « Carta dell'utilizzazione del suolo d'Italia» e delle relative monografie regionali) ha ben meritato gli elogi ai quali ancora una volta mi associo e che costituiscono comunque una misura della possibilità per i geografi di contribuire alla fondazione dello Stato moderno. Restano due questioni: le zone di confine fra discipline diverse e il « possesso della Geografia » ai fini di ~na buona geografia applicata. - Per la prima di tali questioni, le zone di confine, c'è chi ritiene che esse debbano essere frequentate dagli studiosi di geografia più di quanto non sia avvenuto finora e senza lasciarsi paralizzare dalla preoccupazione di cui sembrava che Colamonico si facesse portatore nella prefazione alla « memoria » di Barbieri. Per la seconda questione, il « possesso della geografia », c'è chi ritiene che non solo occorra, ai fini della geografia applicata, tale « possesso », ma anche una certa padronanza delle discipline affini, una disposizione culturale aperta nei confronti delle più moderne esperienze e dei più complessi problemi della politica di sviluppo, i cui aspetti territoriali sono tali da richiedere appunto il contributo attivo e continuo• dei geografi. L'amico Colamo~ico non può essere certo fra coloro che ritengo110 queste niente altro che « velleità » ed « illusioni », tali da poter « portare discredito alla Geografia ». FRANCESCO COMPAGNA 126 Bibliotecaginobianco

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