• Paolo Foglia Basti pensare che in q_uesto spazio di tempo la maggior parte dei complessi sono stati costretti a subire un ridimensionamento o a chiude~e del tutto i battenti. Nel settore dei mulini, per esempio, sono riusciti a · resistere soltanto sei complessi (Gallo, Saempa, Foglia-Manzillo, Daunia, Gentile e Dati), mentre, dei centocinquanta pastifici esistenti alla fine della guerra, ne sono rimasti appena ventinove. Questa fulminea e inarrestabile crisi ha toccato quest'anno limiti assai gravi, con trecento giornate di sciopero, calcolate nel primo semestre, e una perdita complessiva di 4.500 quintali di grano. Le ragioni della crisi possono essere, per semplificazione, ridotte a due principali: 1) lo spostamento dei maggiori centri di produzione granaria dalle zone litoranee a quelle « continentali »; 2) un rapido processo di meccanizzazione, che ha modificato profondamente l'oscillazione dei costi del p_rodotto. Questi due elementi si sono succeduti in ordine cronologico e in parte il secondo è la conseguenza del primo. L'industria settentrionale, favorita dalla vicinanza dei grandi « serbatoi » del grano, e dal fatto di trovarsi in un'area di più elevato sviluppo economico, l1a potuto, in breve giro di tempo, accumulare più cospicui risparmi e procedere tempestivamente al rinnovamento delle attrezzature, acquisendo in tal modo nei confronti della industria meridionale un grande vantaggio, nonostante le tradizioni di una esperienza centenaria che giocavano a favore di quest'ultima. Cosicché i vecchi complessi del Mezzogiorno, battuti da una co11correnza implacabile, sono stati costretti a lottare per la sopravvivenza, a ridurre il numero degli stabilimenti, i più forti e doviziosi, a chiudere, i più deboli. I contraccolpi della crisi a Torre ·Annunziata (che era considerata la capitale dell'arte bianca) sono stati, più che altrove, sensibili distruggendo per più di due terzi la fonte di maggiore reddito della cittadinanza. Questo, in brevi e sommarie lir1ee, il panorama economico della città. Dal suo esame, saltano fuori alcune considerazioni fondamentali. La prima è che Torre, a differenza degli altri comuni della provincia, dispone già di un cospicuo patrimonio industriale e che, quindi, detiene un titolo in più per divenire, nel seno del Piano Regionale, uno dei vertici dell'area di sviluppo della Campania. La seconda è invece meno ottimistica: l'industria da sola non è in grado di esaurire le esige11ze della popolazione e, d'altro canto, costituisce l'unica fonte di ricchezza del luogo, non essendo fiancheggiata e sostenuta da nessuna altra attività di rilievo. Se le sorti economiche di Torre _Annunziata sono legate alla sua prosperità industriale, è evidente come ugualmente a questa siano con92 Bibliotecaginobianco
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