Argomenti la Dawne-Lepetit, con cento; l'Armco-Finsider, con cento; la Fervet, installata recentemente con capitali italo-svizzeri, con trecento; l'Italtubi, con duecento; la Scac, con cento; alcune industrie cementiere, che occupano in tutto settecento operai; una fitta costellazione di stabilimenti meccanici minori, con duecento operai; numerose aziende conserviere, con settecento operai. Infine, vanno annoverati i complessi dell'arte bianca, con ventinove pastifici e alcuni mulini, per lo più a macinazione alternata, che occupano poco più di mille e cinquecento operai. Complessivamente le aziende industriali di Torre sono· quarantotto, secondo i risultati dell'ultimo censimento. Ad esse occorre aggiungere, però, un complesso di piccole fabbriche artigianali, quasi duecento, con settecento addetti circa, e, per chiudere, una ottantina di officine, che occupano 325 addetti. La popolazione operaia ascende in tutto a 4.614 unità, mentre complessivamente 8.937 sono le persone occupate. Più della metà, quindi, di questa cifra, è assorbita dalle industrie, mentre la rimanente parte è ripartita tra aziende artigianali, il commercio, le professioni libere, gli impieghi pubblici, i lavori saltuari e un pulviscolo di agricoltura. Infine, deve aggiungersi che una co,nsiderevole percentuale del perso,nale impiegato nelle industrie no11 risiede a Torre: e ciò avviene soprattutto per i complessi dell'Ilva e della Dalmine, mentre, tra i lavoratori dell'arte bianca, si calcola un 30% proveniente da altri • comuni. Di fronte alle cifre relative all'occupazione, quelle relative alla disocct1pazione risultano particolarmente elevate: la disoccupazione ascende a più di sei mila unità, esattamente il 10% degli abitanti. E anche gli indici di abitabilità denunziano una situazione di estrema gravità: in tutto, le abitazioni « vere e proprie » sono 12.120, contro 13.453 famiglie censite; 318 famiglie, secondo l'opinione degli autori del censimento, alloggiano in abitazioni « non proprie», mentre, delle rimanenti 1.105, non è fatto alcun cen110, per cui, a rigore di logica, bisognerebbe dedurre che esse sono del tutto prive di alloggio, o che sono sistemate appena in condizioni di fortuna. Il nun1ero delle stanze che compongono le abitazioni « proprie » è di 29.228, cifra, quest'ultima, che dimostra un indice di coabitazione assai rilevante. Gli indici negativi si chiudono su un calcolo approssimativo del reddito pro capite, che, secondo autorevoli personalità del luogo, non supererebbe il livello della media regionale di 180 mila lire annuali. A concludere questi brevi cenni sulla situazione economica di Torre, è opportuno riassumere in rapidi tratti i termini della crisi dell'arte bianca, sottoposta in questi ultimi venti anni a una serie di battute di arresto che ne compromettono per l'avvenire la stessa sopravvivenza. 91 Bibliotecaginobianco
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