• Giovanni Satta ning », di « widening » e di razionalizzazione delle aziende agro-silvopastorali. . Per la parte relativa all'industria rileviamo, da un lato, che l'intervento nei co·nfronti della piccola e media impresa appare come una intensificazione ed integrazione degli incentivi previsti dalla legislazione vigente; e, da un altro lato, che l'intervento nei confronti della grande industria di base e di prima trasformazione sembra essere affidato alla discrezione del Ministro delle Partecipazioni statali. Se quindi - nonostante le numerose concessioni fatte a criteri più politici che economici (si ricordi la scala di priorità stabilita in base al rapporto capitale/ lavoro e simili criteri, che non costituiscono, di per sé stessi, garanzia di scelta economicamente ottima) nella concessione dei benefici - non si può negare la efficienza dell'intervento a favore della piccola e media industria, no·n altrettanto può dirsi dell'intervento per la formazione dell'industria di base e di prima trasformazione, nel quale, non sussistendo nessun vincolo preciso - all'infuori di un impegno piuttosto vago e generico - alla azione del Ministero delle Partecipazioni, ed essendo da prevedersi un restringimento della gamma delle possibili localizzazioni a causa della incompletezza dell'intervento nel settore dei trasporti (i costi del trasporto, infatti, sono attenuati solo per il servizio di traghetto e le linee ferroviarie interne, attualmente tutte a binario unico, non sembrano poter consentire incrementi notevoli nel movimento delle merci) sembra potersi riscontrare un'altra macchia di indeterminazione nel quadro degli interventi del « piano ». Le provvidenze a favore della pesca e dell'artigianato, parallele a quelle per la media e la piccola industria, offrono le stesse caratteristiche generalmente positive che abbiamo rilevato a proposito di quest'ultima, e così pure dicasi di quelle predisposte a favore del turismo e del commercio. Generalizzando, dopo quanto si è detto finora, possiamo rinvenire, dunque, due lacune principali di peso piuttosto notevole nel testo di legge: la parzialità della risoluzione del problema dei trasporti e la mancanza di un serio impegno ad una programmazione nel settore delle industrie di base e di prima trasformazione. Le conseguenze di tali lacune sono più che ovvie e consistono, in sintesi, nel permanere di un sostanziale stato di isolamento che frapporrà ancora seri ostacoli alla integrazione del sistema economico sardo in quello nazionale e nella assenza pressoché totale di una programmazione in senso tecnico, poiché è proprio nel settore delle industrie di base e di prima trasformazione che si dovrebbe estrinsecare una vera e _propria programmazione, differenziata, cioè, per « zone omogenee ». 86 \ Bibliotecaginobianco
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