Nord e Sud - anno IX - n. 33 - settembre 1962

• Antonio Ghirelli nei suoi termini reali, noi cerchiamo semplicemente di fare un esame di coscienza e al tempo stesso di spiegare le tendenze anarchiche dei giovani, le quali affiorano non soltanto in Italia ma in tutto il mondo, secondo ·dimostrano - tanto per scegliere a caso due esempi - Evtuscenko e i beats, a denuncia di un vuoto che si è aperto nella società contemporanea per colpa o per merito delle generazioni passate. Sgomberato il terreno dai miti, il panorama è rimasto squallido come quelli delle aree fabbricabili: troppo naturale che, di fronte ad un simile spettacolo, i giovani si rifiutjno di rimettere in piedi i tabù distrutti o di accettare le soluzioni di compromesso che veniamo, escogitando per ricostruire un mondo fatto· ad immagine e somiglianza del nostro passato. La casa nuova vogliono fabbricarsela loro, con progetti, materiali e sistemi di costruzione fatti su misura per la loro sensibilità. . Se non comprendiamo esattamente questo co1 ncetto, vuol dire che del nostro slancio rivoluzionario tutto è morto e nulla resta vivo. Gli strumenti ottocenteschi, compreso forse un certo tipo di democrazia é di socialismo., ma sopratutto un certo modo di ragionare, non servono più: con i cosidetti ideali del secolo scorso, è crollato forse il concetto stesso di « ideale» . quale soluzione perfetta per tutti i problemi econo,mici e psicologici dell'uomo, secondo ci era stato tramandato dalla tradizione culturale che va dagli alchimisti del Medio Evo al venerando tandem Marx-Engels. In altre parole è molto probabile che i ragazzi non avvertano nemmeno quello che noi definiamo come un vuoto, 01ssia non avvertano questo famoso vuoto come un tragico crepuscolo degli dei, come la fine ingloriosa di tutte le vecchie certezze, bensì come l'inizio dì un più scientifico, dialettico sistema di tendenze; e che siano felicissimi di sostituire la fede (sia pure la fede nell'infondatezza della Fede) con la verifica delle esperienze. Noi usciamo da un mondo che è stato dominato per 150 anni da ipotesi apocalittiche (rivoluzione, miseria, guerra, dittatura, razzismo), essi entrano in un mondo che potrebbe poggiare su ben più solidi pilastri (benessere, pace, eguaglianza, larga diffusione della cultura) e che proprio per questo saprebbe fare a meno di poetiche astrazioni e di immortali principi. Se un'impostazione del genere finisse per rivelarsi esatta, muterebbero molte prospettive. In questo quadro, che compito ci spetterebbe? Abbiamo confessato schiettamente di aver p_erduto gran parte del vecchio slancio rivoluzionario per il constatato fallimento di tutte le nostre certezze; ma, co•n la stessa franchezza, dobbiamo attestare che restiamo caparbiamente democratici ed antifascisti perché continuiamo ad avere fiducia nel genere umano, esattamente come l'avevano Mario Pagano, Garibaldi e Lenin. Ecco, tutto sommato, ciò che rimane vivo del nostro slancio rivoluzionario; ed ecco ciò che ci irnpegna a capire i giovani, ad aiutarli senza gravarli di pesanti ipoteche, ad arricchirli dei frutti del nostro lavoro senza sopraffarli col peso della primogenitura. Dirò di più: per aiutarli sul serio a costruire qualcosa di meglio della nostra Italia, dobbiamo scrollarci di dosso anche la malinconia dei « mille tradimenti ». Perché niente è peggio che offrire ai 58 \ Bibliotecaginobianco

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