Nord e Sud - anno IX - n. 33 - settembre 1962

Editoriale allora il proprio mestiere, e che, quarido si imposero « scelte decisive », grazie al Croce che avevano letto, alla « concezione » e all'« opera» di Croce che li aveva illuminati, seppero scegliere risolutamente e impe- . gnarsi nella « politica militante » con esemplare coerenza. Più difficile, invece, ci sembra fare qualche esempio di intellettuali che da Croce furono dirottati verso un'attività di studio priva dì ragioni ancorate a un impulso di ordine morale. E se ve ne furono, si è trattato evidentemente non di colpe da addebitare alla lezione di Croce, ma di limitazioni da addebitare al loro proprio temperamento. Ma, si dice pure, tutto questo, la coerenza nelle « scelte decisive » e l'impegno nella « politica militante », fit reso possibile perché quegli uomini che seppero « scegliere » e « impegnarsi » si erano appunto « liberati» di Croce. Così, nella prefazione a un'altra voliLme edito da Laterza, La generazione degli anni difficili, che raccoglie testimonianze di uomini che avevano 20 anni alla fine della guerra, si legge: « più d'uno degli interve11ti ci testimoniano come il fascino delle letture di Croce portasse direttamente a Marx, se era vero che il compito di un intellettuale moderno era quello di trasformare il niondo, non soltanto di conoscerlo » (come se non si dovessero conoscere prima le cose che si vogliono trasformare). Anche a questa frase, che avevamo letto proprio in quei giorni, ci veniva fatto di pensare mentre ascoltavamo Ragghianti e Valiani alla televisione. Perché essa non può essere certo applicata a due casi, pur così rappresentativi, come quelli di Ragghianti, appunto, e di Valiani: il primo, forte delle sue letture e meditazioni crociane, non è stato « portato direttamente a Marx », e anzi ricordiamo conie una volta ci dicesse, parlando dei marxisti e dei comunisti, che lui si sentiva assai più « moderno » di loro e perciò non avvertiva come altri, più fragili esponenti del mondo culturale italiano, alcun complesso d'inferiorità a dichiararsi liberale e crociano; e quanto a Valiani si può dire, anzi, che pure « il fascino delle letture di Croce » lo abbia portato a rivedere il suo marxismo giovanile, lo abbia portato a impegnarsi in una revisione liberale del socialismo i cui frutti, ùi sede culturale, non siamo certo i soli ad avere apprezzato (e ci sembra di ricordare che, del « fascino » esercitato su Valiani dalle « letture di Croce >>, e di come questo « fascino » abbia in-fluito su di lui in un modo certo diverso da quello che si legge come una regola generale per « la generazione degli anni difficili » nella pref azione che si è citata, abbia parlato Valiani stesso in una pagina del suo libro sulla Resistenza, Tutte le strade conducono a Roma). Ma Ragghianti e V aliani sono eccezioni, si dirà. A parte il fatto che non lo sono - sia per la loro rappresentatività còme uomini di azione 4 Bibliotecaginobianco

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