Nord e Sud - anno IX - n. 33 - settembre 1962

Giornale a più voci non abbiamo più un'ideologia decente da proporre ai giovani, o quanto meno che non abbiamo più da proporre loro un'ideologia nel senso classico del termine, cioè una soluzione globale ed armonica dei grandi pro 1 blemi che si pongono alla comunità umana nella seconda metà del secolo ventesimo. L'affievolimento dello slancio rivoluzionario è, insieme, causa ed effetto di questa carenza. Con ogni probabilità, la spiegazione fondamentale di questo fenomeno sta nel fatto che la borghesia ha resistito in complesso alla spinta comunistica assai più solidamente di quanto non seppe fare nel secolo scorso l'aristocrazia di fronte alla frattura giacobina; o- per essere più esatti - che la borghesia è riuscita a resistere abbastanza da far maturare molte contraddizioni nel sistema antagonista, che doveva seppellirla storicamente e che invece è stato soltanto capace di intaccarne l'egemonia mondiale. Ma proprio perché non ci sono né vincitori né vinti - salvo i fascisti - ed altri concorrenti, come i popoli non impegnati e gli ex-coloniali, sono entrati in pista, ne è derivata una so1 mma confusione della quale beneficiano, in pratica soltanto le èlites economiche e politiche, mentre il vantaggio delle masse resta confinato al dominio dei consumi. La contaminazione di vecchie e nuove incertezze (perché, in fondo, di questo si tratta) risulta evidente nel nostro corpo sociale, quale che sia il punto di vista scelto per sincerarsene. Partiamo ad esempio dai due concetti antitetici della vita pubblica: il concetto di nazione, che pareva tipico della borghesia ottocentesca, e quello di lotta di classe, che era stato assunto come il viatico per il secolo nuovo del proletariato oppresso. È facilmente dimostrabile come, nella loro purezza assoluta, i due concetti siano stati sconfessati dalla realtà, così come è stata clamorosamente sconfessata, a maggior ragione, la sintesi attualistica che di essi hanno tentato fascisti e nazisti. Non soltanto nella Europa « delle patrie » siamo ancora lontani da una soluzione federalistica, ma sopratutto fuori d'Europa - in Africa, in America del Sud, in Asia - i problemi dell'indipendenza nazionale dominano il cuore e la mente dei popoli in misura quasi esclusiva e che invano co-ntinuiamo a definire anacronistica. All'interno del blocco comunista, le cose non procedono diversamente. Il tempo accresce anziché attenuare i contrasti di potenza. Stalin vinse la guerra antifascista soltanto quando l'ebbe fatta accettare dai suoi sudditi co1 me guerra patria; Tito si ribellò a Stalin nel nome della gelosa autonomia jugoslava; Polonia ed Ungheria tentarono l'imp·ossibile rivolta in odio all'occupazione straniera non meno che alla collettivizzazione forzata; Cina ed Albania vanno sperimentando nella carne dei propri popoli ... le conseguenze dell'egoismo nazionale dei russi, disposti perfino· a rivedere l'ideologia marxista piuttosto che rinunciare al benessere e all'egemonia nell'interno- del blocco. Ciò nondimeno, la sconfitta italiana e tedesca, il tracollo 1 nipponico in Estremo Oriente, la torrenziale liquidazione degli imperi coloniali, la concentrazione della potenza mondiale nei due stati-guida, hanno affret55 Bibliqtecaginobianco

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