Nord e Sud - anno IX - n. 33 - settembre 1962

• governo di C.L.N.: chi ha combattuto la lotta partigiana, ricorda il proclama Alexander, che nell'inverno 1944 abbandonò i patrioti alla vendetta nazifascista, nonché la formazione del governo di Salerno, nel quale Togliatti· diede la mano a Badoglio per favorire i disegni diplomatici dell'Unione Sovietica, nello spirito di Yalta e sulla pelle dei rivoluzionari italiani. Altre evoluzioni acrobatiche del leader comt1nista, dall'amnistia per i crimini fascisti « non particolarmente efferati » alla votazione dell'articolo 7, rappre-- sentarono la più dura umiliazione per un popolo che poteva illudersi di avere scrollato per sempre dalle sue spalle ogni genere di tirannide, secolare o ecclesiastica, mentre si ritrovava di fronte alla restat1razione di tutte le più soffocanti strutture dei ceti dominanti. Ancora il P.C.I. porta la responsabilità storica del repenti110 declino del movimento sindacale che i suoi capi vollero a lungo, ottusamente, considerare come una semplice cinghia di trasmissione delle direttive di partito, sullo sciagurato modello dell'Unione Sovietica. Per converso, il ricatto della minaccia comunista servì alla destra per risalire la corrente ed intimidire la terza forza. La scissione di palazzo Barberini, che ci ha salvato forse dal fronte popolare o quanto meno (e quanto peggio!) da. un'esperienza di tipo greco, fu sfruttata dai partiti della conservazione sociale per ripristinare addirittura lo stato di polizia, la censura, la scuola privata, il sindacato aziendale e finalmente una situazione di sotto-governo quasi più scandalosa di quella su cui i gerarchi del ventennio avevano costruito le proprie fortune finanziarie. La classe operaia perdeva, pertanto, fiducia in una soluzione di riserva socialdemocratica proprio alla vigilia di un collasso politico e morale del movimento comunista che l'avrebbe privata della sua bussola tradizionale. In campo borghese, il fallimento del partito d'azione sortiva effetti quasi simili, spingendo gran parte dei militanti di Giustizia e Libertà a disperare della democrazia ed affidando le superstiti speranze ad un pugno di isolati senza seguito elettorale. La estrema semplificazione della politica estera faceva il resto, cioè assottigliava al massimo i margini di autonomia dei gruppi politici col gioco micidiale delle alternative di blocco e con l'umiliante terrorismo atomico. Possiamo assumere due mon1enti come tipici dell'involuzione postbellica dell'antifascismo: sul versante atlantico, l'ingresso della Spagna di Franco nell'alleanza milìtare; sul versante comunista, la condanna di Giuseppe Di Vittorio, colpevole di aver solidarizzato con gli operai rivolt1zionari di Budapest anziché con i massacratori dell'Armata sovietica di occupazione. A questo punto, tutto era ancora da salvare sul terreno politico, ma tutto era perduto sul piano ideologico: Hiroshima diventava il simbolo del nostro paesaggio interiore, il discorso tra le generazioni si interrompeva bruscamente. 3) Oggi che la politica - e sopratutto la politica tenace delle minoranze - ha ricominciato a costruire, possiamo e dobbiamo confessare che 54 Bibliotecaginobianco

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