• Antonio Ghirelli partiva come il nostro da una tradizione così ferocemente anticlericale e quello cattolico pareva abbarbicato a così solidi interessi di conservazione. In nessun paese, per giunta, si è osato attribuire alla collaborazione parla.:. ·mentare dei due movimenti un significato tanto vasto, col sottinteso di un'adesione di massima della Chiesa di Roma, a capo della quale sta oggi un uomo come Papa Roncalli cl1e rappresenta anch'egli, con la sua politica ecumenica, la prova vivente di una nobile ed ardita irrequietezza. È lo stesso Paese nel quale la .sinistra· de1nocratica si affida a dirigenti del calibro di Moro Nenni Saragat La Malfa, e trova avversari di spietata intelligenza quali Togliatti e Scelba. Siamo arrivati, quasi senza avvedercene, ad un livello molto elevato che sarebbe sicuramente più alto se il fascismo non avesse eliminato criminosamente i Rosselli, Gramsci, Amendola, don Minzoni, scavando un abisso tra le vecchie e le nuove generazioni democratiche. Il panorama d'insieme è, insomma, confortante. Meno roseo diventa il quadro allorché dal complesso passiamo ai particolari e dai vertici alla base. Non parliamo soltanto delle zone d'o,mbra che la nostra società presenta nel Mezzogiorno ed in taluni centri montani del Nord; e nemmeno si allude alle deficienze della scuola, della ricerca scientifica e dell' organizzazione sanitaria, che sembrano i punti deboli del Paese in tutta la sua estensione geografica. Senza n1inimizzare la gravità di questi problemi, si può ben presumere che l'allargan1ento dell'area democratica e quindi della maggioranza di centro-sinistra finirà per avviarne soluzioni radicali ed esaurienti. Per convincersene, basta pensare· alla riscossa che le organizzazioni sindacali hanno segnato negli ultimi mesi in rapporto all'accresciuto margine di sicurezza economica e di libertà politica: il segno, forse, più eloquente della mutata situazione (salvo qualche perplessità suscitate da interferenze e speculazioni comunisticl1e nel quadro generale di un'azione in sé e per sé autonoma). Come scriveva Giorgio Galli sulle colonne del « Mondo », nel numero del 10 luglio, è la crisi del paternalismo - cioè del paleocapitalismo - a mobilitare le masse configurando le loro agitazioni come un movimento a tendenza anarco-sindacalista. « Il paternalismo entra in crisi - osservava Galli - in una società di rapida evoluzione come quella italiana di oggi: entra in crisi nella famiglia ed anche nella grande famiglia come suole essere definita la grande azienda dai suoi dirigenti. È in questo senso che si può stabilire un collegamento tra l'attuale situazione sindacale e l'insofferenza di estesi settori giovan.ili, che trova poi una parziale traduzione nel fenomeno dei teddy boys ». Si capirà che da questo discorso esula ogni riferimento alle provocazioni di Torino. Per nostro conto vorremn10 aggiungere che lo stesso esperimento governativo di centro-sinistra ha avuto origine da un movimento ribellistico a sfondo anarchico o almeno estraneo agli schemi della partitocrazia, quali furono in realtà i fatti di Genova, a seguito dei quali la Democrazia Cristiana si persuase dell'opportu11ità di tr9ncare la sconcia provocazione del governo Tambroni. Su questo argomento non si è riflettuto abbastanza 52 Bibliotecaginobianco
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