Nord e Sud - anno IX - n. 33 - settembre 1962

• Note della Redazione i quali, operai delle imprese italiane e francesi, al di qua e al di là di quel muro lavoravano dal 1959 si sono incontrati e, con lo champagne offerto dal Casino di Chamonix, hanno brindato al rapido completamento (nel 1964) ·dell'opera d'arte che unirà Chamonix con Courmayeur, si può dire forse che lo smantellamento delle Alpi, iniziato nel secolo scorso, è stato finalmente ripreso e portato ragionevolmente avanti con mezzi moderni, adeguati alle esigenze di un traffico sempre più intenso per cui le strade del secolo scorso sono diventate vicoli. Ancora nel 1951 si scriveva - e « Le Monde» lo ha ricordato in occasione dell'ultimo sfondamento nel tunnel del Monte Bianco - che « in un'Europa in1poverita progetti come quelli del Monte Bianco e del Gran S. Bernardo rappresenterebbero realizzazioni di carattere lussuoso, incompatibili con un uso razionale dei fondi pubblici disporiibili ». Così, infatti, il Dreyer in una relazione su « le ferrovie e i trasporti su strada di viaggiatori nel traffico internazionale », pubblicata sul « Bollettino VIC » nel 1951. E non si può negare che questa considerazione, relativa a « un'Europa impoverita», avesse un suo fondamento. Ora, invece, in un'Europa del « miracolo econo1nico » e nel clima del Mercato Comune nessuno contesta più l'utilità di queste opere, e in particolare di quella che apre un varco al centro della più alta montagna d'Europa; questo varco, anzi, come ha scritto « Le Monde», in un editoriale dedicato alla galleria del Monte Bianco nei giorni in cui le prime pagine erano occupate quasi del tutto dalle vicende dei cosmonauti, assume un valore di « simbolo ». E un valore « simbolico » alla nuova via di comunicazione hanno attribuito (su « La Stampa») anche Michele Tito ( 15 agosto) e Luigi Salvatorelli ( 19 agosto), l'uno riferendosi direttamente all'editoriale de « Le Monde», l'altro confrontando queste opere che modificano la geografia della Europa occidentale con le faraoniche imprese sovietiche nello spazio. Giustamente si è voluto vedere, nella detonazione che il 14 agosto ha aperto definitivamente il varco nel Monte Bianco, la prima tappa della costruzione di una rete stradale europea adeguata alle nuove esigenze di un'Europa miracolata, avviata peraltro, se non all'unificazione subito, certo a un sempre più rapido processo di integrazione. Del resto non più di due anni or sono la Commissione economica europea - pienamente consapevole di quanto il ristagno nella costruzione di grandi strade intereuropee, durato parecchi decenni, contrasti con il dinamismo della circolazione, commerciale e turistica - aveva tracciato un programma di massima per la costruzione o sistemazione di una nuova rete stradale: il Alonte Bianco è stato scavato, il Gran S. Bernardo pure, e si prevede che fra il 1962 e il 1964 saranno aperte al traffico le due gallerie, mentre altre sono allo studio (e qui ci sia consentito di ricordare che la strozzatura del Brennero rappresenta per il traffico commerciale dall'Italia e per il traffico turistico verso l'Italia un danno gravissimo) e diventa maturo il problema del tunnel sotto la Manica, onde una linea diritta unirebbe Roma a Parigi, passando per la galleria del Monte Bianco, e proseguirebbe per Londra, pa~sando sotto -la Manica. Quanto al nostro Mezzogiorno esso non può che ricavare un sensibile 46 Bibliotecaginobianco

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