Il movi,nento siridacale in Italia e in Francia Ora, dei due tipi di argomentazione di cui il sindacato può valersi per appoggiare le proprie tesi, quella politico-ideologica diretta al partito « vicino » e richiamantesi alle origini, tesi e programmi del partito stesso con la minaccia in caso contrario di azione dissidente sul piano del partito o addirittura governativo (vedi la rivolta della CISL al primo governo Segni - e conseguente caduta di quest'ultimo - nella questione dei patti agrari), e quella tecnico-economica diretta all'autorità politica non partitica (il tecnocrate), basata su considerazioni di efficienza e minacciante misure di opposizione da parte della base sindacale (sabotaggio, scioperi ecc.), la prima perde evidentemente valore e interesse ove si assista ad un indebolimento dei partiti quale è quello manifestatosi in Francia. Si assiste così ad un rallentamento, se non all'interruzione - a seconda delle varie centrali - di quel processo di interazione fra partito e sindacato - di cui la rappresentanza politica del sindacato da parte del partito non è cl1e un momento - che, in un sistema a subculture comunicanti prevalentemente attraverso i rapporti di forza che condizionano la gestione del potere, rappresenta la principale garanzia di una presenza reale della classe operaia nei centri di decisione politica. Questa tendenza si è finora manifestata in modo chiaro soprattutto nei rapporti fra CFTC e MRP, dove si è assistito - grazie anche all'organizzazione all'interno della CFTC della corrente minoritaria Reconstruction, vicina alle tesi di Mendès France, - ad una evoluzione del sindacato verso posizioni sempre più auto11ome, fino all'intervento contro le sovvenzioni alle scuole private, richieste invece dal Mouvement Republicain Populaire. Tuttavia, anche quando e nel caso in cui i rapporti tra sindacati e partito sussistono, il loro senso è ormai completamente diverso, dato che i partiti in quanto tali non giuocano più che un ruolo estremamente ridotto nella dialettica delle scelte politiche della V Repubblica da cui sono di fatto esclusi. In realtà, nelle misure del regime che si potrebbero considerare di apertura verso il movimento sindacale, come la introduzione dei rappresentanti della CGT nei lavori del Piano, e la loro presenza nelle consultazioni ~indacali di metà maggio del Presidente del Consiglio, Pompidou, sarebbe difficile trovare intervento dei partiti, e non piuttosto liberalità octoyées dalla classe politica dirigente nel disegno di allargare la piattaforma di sostegno al regime all'infuori di essi. In Italia, al contrario, i rapporti fra i gruppi sindacali ed i partiti (CGIL - PCI, PSI; UIL - PSDI, PRI; CISL - DC), pur non escludendo minoranze di differenti appartenenze partitiche all'interno dei vari 35 Bibliotecaginobianco
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