Nord e Sud - anno IX - n. 33 - settembre 1962

• Vittorio de Caprariis gravoso unicame11te per creare un doppione dell'apparato di deterrente americano e per di più col rischio di restare soccombenti in una guerra che si combattesse solo con le armi convenzionali. Ecco dei fatti di cui sarebbe infantile non tenere conto. D'altra parte, non v'è alcuna verosimile prospettiva di una radicale divergenza su problemi veramente importanti tra gli Stati Uniti e l'Europa; e la struttura stessa dell'alleanza occidentale prevede la possibilità di mediare i contrasti eventuali che dovessero sorgere sulle questioni di secondaria importanza. La comunanza ideologica e la considerazione realistica della situazione si uniscono, dunque, per consigliare all'Europa un accordo di fondo con gli Stati Uniti; e la necessità di tale accordo oltre che le considerazioni di opportunità militare ed economica che già si sono viste suggeriscono agli europei di accettare i principi direttivi della nuova strategia difensiva americana per l'Europa: potenziamento del• l'esercito convenzionale della Nato e impegno di riservare, per quanto è possibile, agli Stati Uniti il compito di mantenere e potenziare l'apparato di deterrente occidentale. Ciò detto, si deve aggiungere, tuttavia, che la ferma intenzione dei dirigenti americani di conservare intatta per se stessi la decisione suprema, se non rischia di restare affatto platonica, ha certamente un buon margine di astrattezza e di inefficacia, perché, oltre gli Stati Uniti, esistono già in Occide11te due potenze nucleari, la Gran Bretagna e la Francia. Washington può desiderare quanto le piace di serbare solo per sé l'ultima decisione; ma sta di fatto che il serbarla veramente dipende anche dalla buona volontà inglese e francese. Il che vuol dire che occorre cercare e trovare una soluzione politica del problema: che è, se non andiamo errati, appunto ciò che ha tentato di fare il presidente Kennedy, il 4 luglio di quest'anno, l'Indipendence Day del suo paese, proponendo la formula dell'interdipendenza tra l'Europa e gli Stati Uniti. « Idea immaginosa, tipica del suo senso dello stile e della sto,ria », scrisse allora il Times di Londra; e Reston, nel Times di New York, rilevò che alla fine del secolo quella dell'interdipendenza euroamericana sarebbe probabilmente apparsa una delle tre o quattro idee più importanti degli ultimi cento anni. Anche lasciando da parte ogni legittima eccitazione per la grandiosità della proposta, ci sembra che si possa dire che la formula dell'interdipendenza non solo indica una strada, anzi la sola strada per l'avvenire, ma serve anche, per il presente, a rassicurare gli europei sul fatto che la solidarietà con l'Europa resta la scelta primaria della politica degli Stati Uniti. Il discorso di Kennedy era, da questo punto di vista,_ assai esplicito: per Washington non si pone alcu11 problema di cambiare i cavalli alla 20 Bibliotecaginobianco

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