Nord e Sud - anno IX - n. 33 - settembre 1962

) Difesa dell'Europa ed europeismo costrette a tenerne conto (sempre che è appena necessario aggiungerlo, gli altri governi europei facciano il loro dovere e non si lascino for:- zare la mano dalla tenace volontà di De Gaulle). Tra l'isolameJ?-tOi della Francia in Europa e l'isolamento dell'Europa dagli Stati Uniti! è ovyio che gli italiani, i belgi, gli olandesi e gli stessi tedeschi no°i possono esitare un istante nella scelta: ed anche i francesi, del resto; non potrebbero, neppure essi, permettersi il lusso di un'esitazione·, quando i nodi venissero al pettine. Questa analisi critica del disegno strategico e politico francese, per esatta che sia, resta incompleta e non è sufficiente, pertanto, a suggerire un'alternativa se non si illustra brevemente la posizione americana sui problemi della difesa dell'Europa. Anche a Washington il mutamento, che si è detto, del rapporto di forza tra Stati Uniti e Unione Sovietica, ossia la fine dell'invulnerabilità del continente americano, ha imposto un riesame della strategia globale e di quella europea in particolare. E l'idea fondamentale che sta alla base di tale riesame è questa: dal momento che la guerra nucleare rischierebbe di risolversi in un olocausto quasi totale della specie umana e dal momento che l'ampliamento del « club nucleare » accresce, invece, di diminuire i rischi di una guerra tanto distruttiva, bisogna congelare la situazione attuale, rendere unico il luogo della decisione estrema ed evitare che aumenti ulteriormente il numero delle potenze fornite di armi atomiche. Si disse a suo tempo che, nell'incontro al vertice di Vienna dello scorso anno Kennedy e Krusciov si trovassero d'accordo su queste valutazio11i e si impegnassero a tener fuori del « club nucleare » l'Europa e la Cina. Vero o no che sia ciò, è certo che l'amministrazione democratica, dopo lungl1i dibattiti, ha rifiutato di modi-. ficare il principio della legge Mac Mahon sulla comunicazione dei· segreti nucleari alle potenze alleate degli Stati Uniti, ed ha ribadito il principio che la responsabilità della decisione suprema, anche per gli armamenti atomici in dotazione alla Nato, debba restare a Washington. E val la pena di citare in proposito l'esplicito giudizio di Walter Lippmann, che, com'è noto, è ~ssai vicino ai più autorevoli esponenti dell'attuale amministrazione americana: « gli Stati Uniti non possono accettare e non accetteranno mai l'enorme fardello della sicurezza collettiva, se perdono l'iniziativa in seno ali' Alleanza Atlantica e la responsabilità di decidere, in ultima istanza, dei problemi della pace e della guerra ». Da questa premessa generale gli ambienti dirigenti di Washington hanno dedotto due conseguenze strategiche, che, entrambe, furono illustrate il 16 giugno di quest'anno in un importante discorso tenuto 15 BibHotecaginobianco

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