Nord e Sud - anno IX - n. 33 - settembre 1962

Vittorio de Caprariis di cui le nazioni atlantiche dovrebbero essere il nocciolo». Francamente, l non ci sembra che gli argomenti addotti a dimostrazione del giudizio_ · fondo siano validi. Il disegno dell'Europa franco-tedesca, dominata alla Francia, non esclude affatto quella più ampia associazione a cui, secondo Lippmann, sarebbero legati gli interessi vitali della Germania occidentale. Il cuore della questione è un altro: ed è che quell'alleanza franco-tedesca contiene in sé delle forze di contraddizione che rischiano di dislocarla. Perché da una parte v'è l'interesse tedesco alla riunificazione nazionale, che potrebbe essere perseguita o almeno tentata co1 n una politica pendolare tra occidente ed oriente della Repubblica Federale, in una sit1.1azione internazionale di minore tensione e di maggiore fluidità di quella presente; dall'altra parte v'è il fatto che l'alleanza viene imposta ad un'opinione pubblica Ghe, così in Francia come in Germania~ è già adesso riluttante: in Germania perché i socialdemocratici non sono convinti di un simile europeismo e i liberali vagheggiano una politica più duttile verso la Russia; in Francia perché il gruppo degli europeisti più determinati avversa anch'esso questa politica e può fare leva sul risentimento anti-tedesco, che è ancora oggi tutt'altro che spento, oltre che sul pericolo che la Francia si trovi invischiata nella trama delle rivendicazioni nazionali tedesche (e se veramente si e11trasse in una fase di relazioni con la Russia più fluide e meno tese, si può agevolmente prevedere che queste forze di contraddizione si accentueranno). Finalmente, l'Europa non si può fare senza gli europei: e l'avversione dell'Italia, del Belgio, dell'Olanda e di forti gruppi francesi e tedeschi al diseg110 gollista è molto forte. Sul piano strategico, l'abbiamo già detto, gli altri paesi del MEC potrebbero muovere alla Francia le stesse obiezioni che questa muove agli Stati Uniti. Sul piano politico, le obiezioni sono ancora più gravi e forti: gli europeisti sono disposti a sacrificare molte cose alla costruzione di strutture federali europee, perché pensano che queste strutture sono la risposta più adatta alla sfida dei grandi problemi politici della seconda metà del secolo vente~imo e che solo un tetto politico potrà portare a quell'integrazione economica totale che consentirà all'Europa occidentale di conservare ed anzi di aumentare l'attuale ritmo di sviluppo; e perché sono convinti che un'Europa unita può colmare un grave vuoto politico ed esercitare un'importante funzione nei confronti del « terzo mondo ». Ma il disegno gollista non assicura nessuno di questi obiettivi e fa correre all'Europa il rischio di un radicale mutamento della politica americana: sarebbe, quindi, veramente assurdo che gli europeisti l'accettassero. Questo più. piacere o non piacere a Parigi, ma è un dato di fatto: e le classi dirigenti' francesi saranno presto o tardi 14 Bibliotecaginobianco

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