Nord e Sud - anno IX - n. 33 - settembre 1962

• Nello Ajello preparati ad un nuovo tipo di competizione, giocata su inconsuete basi industriali. Il numero e la ricchezza dei « supplementi » di cui sono dotati li rende più adatti ad un discorso svolto, più o meno, nei termini correnti dell'industria culturale. Al minor mordente politico corrisponde una più ampia prestazione di servizi: « Paese sera-Radio TV », « Paese sera-l'auto », « Paese sera-Io sport », ecc. Che tra questi supplementi ve ne sia anche uno letterario, « Paese sera-libri » - redatto in maniera più che dignitosa, con agile varietà d'interessi, a cura di Pietro Dallamano e Armando Vitelli - è una riprova di questo nuovo corso. Nel caso del supplemento letterario, si ha tra l'altro l'impressione che, per il suo tramite, si tenda a conservare o a riconqt1istare al giornale, alla stregua di semplici riserve di lettori attenti ai fatti della cultura, quegli stessi ambienti genericamente progressisti che in altri tempi venivano sollecitati ad offrire la loro solidarietà politica. Il discorso sulla terza pagina ci ha trascinati lontano. È una prova di più del fatto che ormai di essa non si può parlare senza risalire a questioni più generali, cioè ad una valutazione del vario ordine di rapporti che intercorrono attualme11te tra il giornalismo d'informazione e il moderno mondo della cultura. Ancora cinque o sei anni or sono, la nostra stampa quotidiana costituiva una zona chiaramente anacronistica all'interno di un paese in movi1nento. Si conoscevano su per giù le ragioni che originavano questo stato di cose, ma non si poteva fare a meno di deprecarlo, anzi di rifiutarlo. Nessuno che fosse capace di un minimo di serenità di giudizio poteva trovare un conforto a tale fondamentale carenza della vita civile del paese nella constatazione che una esteriore impalcatura culturale come la terza pagina, pe1.. quanto ferita a morte, tardava a scomparire. Al contrario, la sopravvivenza di una patetica presunzione da élite accanto al conformismo e alla povertà d'idee sembrava addirittura un'irrisione. Tutto, o quasi tutto, ciò che di vitale potesse riscontrarsi nel mondo culturale italiano nasceva e si manifestava in forme socialmente efficaci al di fuori dei giornali quotidiani, ·o meglio al di fuori dell'intero settore dell'informazione politica, al quale il sorgere della televisione non aveva recato un sostanziale rinnovamento. Oggi il panorama è diverso. Non è qui il caso di indicare i motivi politici di questa « svolta », i quali sono d'altronde facilmente intuibili. Ci basta rilevare che i giornali hanno cominciato, sia pure lentamente, a tener dietro al paese, al quale non somigliavano più da decenni, anzi probabilmente non avevano 1nai somigliato. L'It~lia nella quale hanno preso a specchiarsi non è quella dei ·tramonti sul lago e dei carabinieri 120 Bibliotecaginobianco .

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