Nord e Sud - anno IX - n. 33 - settembre 1962

• Nello Ajello che le direttive generali della discorsività e della comunicatività come traguardo-standard dell'espressione giornalistica si arrestino: cosa che di fatto accade. No,n ci sembrerebbe infatti opportuno che un grande quotidiano si privasse del raro diletto offerto da un Palazzeschi, della lucida ricchezza interiore di t1n Montale o della peculiare intelligenza lirica di un Laurenzi. Sarebbe una perdita netta anche per il lettore comune, che bisogna evitare di infastidire, ma è pure necessario educare, con dosi omeopatiche, perché si abitui a discernere certi valori più alti e insoliti. In simili casi di « prendere o lasciare », deve intervenire una valutazione individuale di merito. Nella stampa d'informazione dei Paesi più progrediti, il diaframma tra letteratura e giornalismo è infatti un criterio introdotto spesso « a orecchio», con non poche fluttuazioni e scompe11si, anche dove sembra che regni il più severo quaccherismo tecnico. E sarebbe difficile introdurre una discriminazione più netta (di carattere, diciamo, sindacale) proprio in Italia dove esistono giornalisti di mestiere intrisi di colore pseudo-letterario - e ci viene spontaneo pensare a Cesco Tomaselli, o a Virgilio Lilli, o a Max David - e molto meno docili a svolgere un lavoro professionale umile e documentato di quanto lo siano certi celebrati scrittori, i quali possono concedersi, appunto, altri sfoghi creativi. Per quanto si riferisce alla cultura come informazione critica, accanto alla recensione di tipo tradizionale - cioè alle due sacramentali colonne di piombo dedicate a uno scrittore, anzi ad un'opera - si diffonde il richiamo al libro come pretesto per un articolo di costume o per un discorso d'attualità (anche qui può infiltrarsi, senza parere, l'elzeviro) sempre che l'~utore da cui si parte sia tale da consentire aperture o variazioni del genere. Ma diventano anche consuete, in molti quotidiani, le sintetiche « schede » critiche. Le altre attività recensorie « specializzate » - cinema, teatro, arti figurative - non godono (salvo forse il cine1na) di una eguale pluralità d'interventi, in quanto sono per lo più riservate ad un solo redattore. Ed è questo il campo nel quale sarebbe desiderabile un più frequente ricambio, se si considera la permanenza in tali ruoli, ancl1e nei maggiori giornali, di anziani e polverosi scrittori che hanno più del praticone che dello specialista. Dall'insieme del quadro, non ci sembra si possa comunque dire che l'evoluzione in atto nella terza pagina stia per riso~versi in un diminuito interesse per i temi della cultura in un'accezione più larga, generale e « contemporanea ». Si va, anzi, verso una situazione nella quale gli argomenti di « terza » dovranno fondarsi-1. in sempre maggiore percentuale, su un richiamo d'interesse pubblico, in maniera che non 110 Bibliotecaginobianco ..

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==