Nord e Sud - anno IX - n. 33 - settembre 1962

• Nello Ajello evolute, come un indispensabile antidoto all'affinarsi ed allo specializzarsi delle tecniche e dei relativi linguaggi 8 • È questa una delle direziqni nelle quali la terza pagina sembra poter trovare una sua possibilità di espansione, in concomitanza o in concorrenza coh altri tipi di giornalismo d'impostazione più moderna. E l'elzeviro? Dire che in questo campo la migliore stampa quotidiana sta procedendo ad uno smaltimento delle scorte è vero, ma non è tutto. La stampa del dopoguerra ha elaborato - sulle orme del rotocalco, che è un fenomeno sviluppatosi su radici letterarie - un proprio elzevirismo, diverso da quello della vecchia terza pagina perché « impegnato », cronachistico, sospeso (per ripetere l'espressione di Benedetti) « tra il saggio moralistico e il politico ». I suoi confini sono tuttavia anch'essi molto vasti e vaghi. Tra i suoi progenitori più o meno remoti si possono includere anche le « cose viste » di Ojetti o il « Giornale di bordo » di Soffici, l'amabilità di Trompeo e di Pancrazi e l'illuminismo pungente di Cajumi, le stravaganze di Pasquali, i pretesti 11arrativi di Comisso, certa intelligente fumisteria alla Savinio, fino alla parodia protestataria di Lo11ganesi e alla ritrattistica spregiudicata di Montanelli. È un elzeviro che non nasce e muore nella letteratura, ma ad essa resta nascostamente legato anche quando tratta di politica o di attualità. In essa trova la capacità di rendere accettabili certi stati d'animo personali, di amplificare un pretesto offerto dalla cronaca fino a farlo assurgere a dimensioni universali, di creare un'atmosfera di partecipazione intorno ad t1na situazione coltivata freddamente a tavolino, quasi che esista davvero in natura e ne dipenda la salvezza del mondo. È, molto spesso, -un elzevirismo mascherato. Ci sono scrittori capaci di far passare un elzeviro per un articolo politico (si pensi alle note settimanali di Benedetti per L'Espresso), altri per una « corrispondenza» (era, questa, una dote di Angioletti, ma, sia pure con le debite differenze di stile e di generazione, gli sopravvive nella prosa di varii epigoni), per un reportage di cronaca nera (per rilevarlo, basta seguire un processo celebre sulle orme del moralista Emanuelli), per una meditata messa a punto ideologica (è un naturale dono di Piovene, le cui « confidenze », pubblicate sull'Espresso fino al luglio scorso, volevano far pensare ai block-notes di Mauriac), per una risposta ad un lettore (vedi ad esempio Marmidone-Montanelli, oppure Marotta, sul- . 8 Alcune brevi e occasionali riflessioni su questo tema si trovano in un appunto di Mario Soldati sul Giorno del ·15 apr. 1962, dal titolo « Non complichiamo! ». 108 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==