Nord e Sud - anno IX - n. 33 - settembre 1962

• Nello A j ello determinato delle ripercussio11i politiche, sia infine perché - anche a voler proseguire all'infinito sui vecchi binari dell'arcadia letteraria - si sarebbe avvertito ben presto una carenza di personale specializzato, almeno di un certo livello. A parte i q_uotidiani di 11uovo impianto, perfino i più tradizionali, per poco che vogliano conservare una propria plausibilità tecnica, tendono insensibilmente a trasformare la loro terza . pagina. Una vicenda anagrafica presiede - cotne s'è accennato - agli sviluppi della « gloriosa istituzione ». Le file dei grossi calibri della prosa d'arte - la cui firma è ancora così prestigiosa da onorare della stia presenza qualsiasi organo di stampa - vanno sfoltendosi, e i loro «capitoli» compaiono ormai abbastanza saltuariamente, nel consueto posto d'onore, sui maggiori quotidiani. I « minori » anziani - la cui riserva di spunti rimane sempre la varietà storico-aneddotica - sono stati promossi « fondisti » di terza pagi11a per i quotidiani di provincia del Nord e per tutti quelli del Sud: nei quali - occorre dirlo - la pagina letteraria sembra in accordo con la generale senescenza tecnica, ma è forse ancora pii.1 casuale e atemporale, nella sua impostazione, di tutto il resto, perché non è neppure modellata su esigenze o criteri politici. (Ma qui è inutile spargere lacrime o lanciare anatemi: si tratterebbe . di rifare i giornali, non di ringiovanire le terze pagine). Ci si riferisce, invece, ai no11 molti quotidiani che contano, in Italia, siano essi di formula tradizionale o apertamente innovatori: al Corriere della sera, alla Stampa e alla Gazzetta del Popolo, ai due quotidiani regionali della Toscana e dell'Emilia, al romano Messaggero, da una parte; al Giorno con qualche suo imitatore, e ai quotidia11i della sera più riusciti - come il Corriere d'informazione e Paese sera - dall'altra. Si può abbastanza agevolmente notare che, nel primo gruppo di giornali, la terza pagina - proprio in quanto conserva ancora una sua individualità, una sua autonoma ragione d'essere - è quella concepita in ma11iera più moderna, la più leggibile, la meno crittografica. E ciò non soltanto per motivi di contenuto, ma di forma espositiva e di opportunità politica. Il giornalismo quotidiano italiano è noto per essere, in media, uno dei più difficili. È uno stato di cose al quale può, in parte, attribuirsi la sua limitata vitalità commerciale. Una delle cause di tale difficoltà d'esposizione è, oggi, l'adozione da parte della classe dirigente di un gergo politico sempre più arduo e umbratile. Ma va detto che al suo punto d'arrivo, cioè nel momento in cui viene dato in pasto al pubblico, quel gergo si complica di altri apporti di carattere dottrinario non meno ostici._ Sono articoli in cui si cerca di convincere più che di div.ulgare, e sembrano scritti con un 104 Bibliotecaginobianco

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