Antonio Vitiello fatte, cl1e troppo facilmente si adattano a circostan·ze nuove, le statistiche giudiziarie diventano proiettili, i matrimoni misti e non cultilralmente incrociati, « L'America ha il problema dei negri, come noi abbiamo quello del meridione » 15 • Eppure le statistiche sulla delin-· quenza offrono medie apparenti, e quindi ill1:1sorie, a meno che non siano compiute tenendo presenti le configurazioni socio-culturali che sole possono dare significato alle cifre. Le norme accettate dalla subcultura alla quale appartiene il reo sono la condizione per comprendere il vero significato del suo comportamento. I messicani emigrati nello Stato di New York si videro anticipare il credito di sanguinari, dal momento che molti di essi erano rinviati a· giudizio per porto d'armi abusivo, costume che era senza controllo nel loro paese di origine. Dello stesso tipo è il caso del coltello dei meridionali (strumento utilissimo nella vita dei campi per piccoli lavori ed utilizzato per mangiare) che ad occhi prevenuti, non essendo percepito come persistenza di un uso altrove motivato, da utensile diventa arma e denuncia istinti aggressivi: nello stereotipo del meridionale il coltello è frequentissimo ( « vengono con la loro inferiorità sociale, con i loro coltelli, la loro sporcizia » ). Senza senso è anche la comparazione del numero dei reati commesso dagli immigrati e del numero di quelli commessi dal gruppo ospitante. Le opportunità criminose che si offrono ad un immigrato sono infinitamente superiori a quelle di un comune cittadino perfettamente « acculturato ». Lo « sforzo » per l'onestà è nei due casi incomparabile. Né la criminalità degli immigrati si spiega col fatto che sono meridionali (cosa che fanno troppi polemisti); essi sono predisposti al comportamento criminale non perché sono meridionali ma perché sono immigrati, cioè in una situazione particolarmente critica. Bisogna rinunciare quindi a dare credito alle « magie sociologiche » per assumere sulla base delle « scienze sociali » tipi di comprensione e di intervento più realistici, strumenti più sottili per operare un vasto ricambio culturale. Carlo Cattaneo riteneva che « la via più diretta per immutare i costumi di una stirpe di uomini, si è quello di riformare il loro stato economico, ossia di dare un diverso corso ai loro interessi. Dopo di ciò viene il rimedio dell'educazione ». Le opinioni non sono cambiate al riguardo, tuttoggi si prospetta una priorità operativa delle strutture. I costumi possono cambiare in risposta ad un mutamento delle condizioni di vita, delle tecniche, del movimento demografico: i metodi meno efficaci sono appunto quelli che su ispira1s Così Nando Sanpietro rispondendo ad un lettore in « Epoca », n. 522. 86 Bibliotecaginobianco
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