Nord e Sud - anno IX - n. 28 - aprile 1962

LETTERE AL DIRETTORE Il paradiso in terra Caro Compagna, solo ora, di ritorno dalla Sicilia dove ero stato «inviato» per un'inchiesta sulla così definita « terza mafia», ho potuto avere sott'occhio il numero di gennaio della rivista che lei dirige, e in essa la recensione che Giorgio Granata ha dedicato al rnio libro Il tempo libero, con generose dimensioni di spazio ma poco generose con.elusioni e titolo incongruo, « Il paradiso in terra». Non le avrei scritto questa lettera, limitandomi a _ringraziarla per la cortesia dell'attenzione se, invitato a dibattere in seminari di studi, universitari e di partito e in circoli di cultura, il libro che, evidentemente devo così scontare, non mi fossi scontrato talvolta con ·1a citazione di « Nord e Sud» o con argomentazioni per poco attenta lettura richiamantesi alle considerazioni del Granata. Lei mi consentirà quindi di pr,ecisare o, meglio, di richiamare il gentile recensore a una più attenta lettura, non tanto del mio saggio quanto del Marx, troppo disinvoltamente citato nell'articolo. È infatti un n1etodo antico quanto superato, stando almeno ai risultati, il ricorso alla semplicistica liquidazione dell'avversario mediante poche pennellate che lo dipingono di ingenuità. Caro Compagna, lei sa bene che la razza degli ingenui è scomparsa, se mai e esistita: il termine di « ingenuo » è stato inventato dall'uo·mo proprio per mascherare la consapevolezza di un'epoca niente affatto ingenua: una civiltà ingenua non conoscerebbe neppure quest'aggettivo. Giorgio Granata, invece, tenta di far passare per « ingenua convinzione » il punto di arrivo - e· naturalmente di partenza - di un lungo e molto serio processo· di pensiero. Il Granata si diletta ancora con il concetto di utopia, ma il cimitero delle utopie morte all'im1naginazione prefiguratrice dell'uomo e risorte alla real_tà e alla scienza, dovrebbe avvertirlo del nesso dialettico tra i miti e la storia. Egli atferma, con approssimazione e scarsa cautela, che il vizio del libro è costituito da « un preconcetto punto di vista: quello di ritenere aprioristicamente, ed anzi fideisticamente, che tutti i problemi che ci affliggono, compresi quello del lavoro e del tempo libero, potranno essere risolti in maniera soddisfacente e definitiva dal trionfo sulla scena della storia di una "società comunista, çil posto del presente ordine o, per meglio dire, disordine, nel quale viviamo ». Sinceramente, altri sono « i vizi » del libro: questo, reperito non so dove e come dal Granata, non gli si può imputare. Mi sono sforzato con impegno e perseveranza di demistificare la sociologia della pseudo alienazione sulla quale insistono quegli studiosi di fatti sociali che non si ricordano di Giorgio Federico Hegel e di Feuerbach, e che hanno 125. Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==