• Elena Croce del Vico fanno ricorso), e subito dopo il Vico del Gian none e del Galiani, ha di fatto una formazione esemplarn1ente antiaccademica. · È nato a Napoli, nel 20 gennaio 1879, da una famiglia tra le più illustri di quella borghesia illuministica che a Napoli fiorì come in poche città d'Italia. Il suo bisavolo, Nicola Nicolini, era stato un eminente giurista del primissimo ottocento, uomo di grande cultitra, nonché, come tutta la élite intellettitale napoletana, di tendenze giacobine; aveva raccolto una splendida biblioteca e comprato fra l'altro il prezioso archivio dei Galiani. Ma queste tradizioni famigliari non dovevano pesare sulla gioventù del giovane Fausto, il quale laureatosi di malavoglia in giurisprudenza si dette interamente a quella che era la sua grande passione, la rnusica. I suoi studi giovanili furono principalmente di compositore e direttore d'orchestra. Chi conosce Nicolini, diciamo, da sempre, da sempre ricorda un dato caratteristico: non possedeva un pianoforte, ed era immancabile che, nelle case di amici, lo si vedesse a un certo punto scomparire dalla conversazione per mettersi al piano, dove a volte dimenticava le ore. Suonando, e in gran parte improvvisando, come era stato in voga nella sua giovinezza, « à la manière de »: che nel sito caso era la maniera di Beethoven. Come beethoveniana, gli si diceva sempre, scherzando, era rimasta la sua fisionomia irfficiale, quella che risultava nelle fotografie un po' impegnative, grazie soprattutto alla scompostezza della chioma mai riccia, ma sempre ribelle, e al nervosismo dei suoi tratti e dei suoi gesti, del suo passeggiare concitato in su e ·in giù. Anche dal piano si alzava di scatto, tempestosamente, ridendo: « Non so più suonare», diceva. Solo nella vecchiaia quell'aspetto beethoveniano è scomparso per cedere il posto ai tratti affinati, arguti e dolci di oggi, nei quali affiora invece la somiglianza coi suoi antenati illuministici. Quel non possedere un pianoforte rappresentava evidentemente una sorta di voto fatto quando aveva voluto allontanare il demone della tentazione musicale per darsi, ciò che doveva del resto fare con minore impegno e turbinosità, agli studi storici-letterarii. Il riconoscimento, di quella che era poi la sua vocazione prof onda, era avvenuto, come spesso accade, quasi per caso e dall'esterno. I suoi genitori si erano ormai fissati a Santa Maria Capua Vetere dov'erano le loro proprietà cospicue, ma destinate ad essere divise tra numerosissimi figli: e Fausto era rimasto a Napoli, con nessuna intenzione di abbracciare, come era nei piani familiari, la carriera della magistratura, benché il problema di una carriera cominciasse a porsi ormai alquanto imperiosamente, poiché fra l'altro già cominciavano le cure di padre di famiglia. Egli s'era infatti sposato, giovanissi1J1,o, con la baronessa 116 ·Bibliotecaginobianco
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