Nord e Sud - anno IX - n. 28 - aprile 1962

Recensioni mini, che nel 1949 tornerà _a porre in dubbio che l'Italia pre-fascista fosse una democrazia, sostiene che era una democrazia, né migliore, né peggiore delle altre del suo tempo), il modo con cui ricostruisce il cammino economico e sociale del Regno d'Italia fino al 1920. Perché Salvemini credeva. in quel sistema, a cui, in fondo, nonostante il tono concitato della sua polemica, avrebbe voluto portare soltanto dei correttivi, il suffragio universale e l'eliminazione di Giolitti. L'avversione per Giolitti, a proposito, è ben presente anche nelle pagine di questo libro. L'ultimo governo Giolitti, soprattutto nelle persone del suo presidente e del ministro della guerra, Bonomi, è apertamente accusato di aver favorito e armato le squadre fasciste, di aver dato il via - in vista delle elezioni del '21 - all'espansione del terrorismo reazionario. Coine la critica del primo decennio del secolo era abbastanza ingiusta, anche questa accusa ci sembra dettata da intento fortemente polemico, percl1é se vi furono colpe di omissione, di scarso controllo, e magari di calcolo da parte di Giolitti e Bonomi, sembra eccessivo, al punto anche a cui sono arrivate le ricerche, parlare senz'altro di aperta intesa fra i due ministri e i fascisti. Secondo Salvemini, Giolitti favorì senz'altro lo squadrismo, del quale intendeva servirsi per sconfiggere i rivoluzionari di sinistra, per poi riassorbirlo nell'ordine costituito. Bonomi, a sua volta, provvide, o lasciò che i capi militari provvedessero, al rifornimento di fucili, mitragliatrici, bombe e camions. Ma dopo le elezioni - sempre secondo il ragionamento di Salvemini - elezioni che non mutarono gran che la fisionomia della Camera riei suoi settori di sinistra, Giolitti sarebbe rimasto fuori giuoco, mentre la casta militare avrebbe pensato di servirsi della organizzazione fascista per assicurarsi sempre maggiore influenza. Fu così che, nella seconda metà del '21, si aggravò la sedizione in seno agli alti comandi dell'esercito e della marina, e si intensificò l'attività della « mano nera » militare. Il_·cardine della congiura militare era il Duca di Aosta, cugino del Re; ma Salvemini afferma che alle sue spalle agiva Elena di Francia, più intelligente e pronta del marito e convinta che il movimento fascista avrebbe provocato l'abdicazione di Vittorio Emanuele III e portato sul trono suo figlio. Salvemini sostiene che l'appoggio delle autorità militari, che fornirono l'armamento, fu decisivo, perché da soli squadristi e capitalisti nori sarebbero stati in grado di organizzare e condurre a compimento il moto ·reazionario. La forza militare dei fascisti era accresèiuta dalle connivenze della magistratura, della polizia e dei carabinieri. All'inizio del 1922 vi erano in Italia due eserciti, uno regolare e uno illegale; e i capi dell'uno erano, per tragico paradosso, i capi dell'altro. Al governo ufficiale si contrapponeva « un governo clandestino formato da un gruppo di alte autorità militari, che controllavano i fasci locali tramite i nazionalisti, gli ufficiali in congedo e gli ufficiali in licenza ». I capi militari sediziosi e antiparlamentari erano gli stessi che avevano appoggiato D'Annunzio nel 1919; come la marcia sti Fiume fu ·il precedente della marcia su Roma. E a Fiume erano cominciati la somministrazione 101 Bibliotecaginobianco

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