• Mario Caciagli squadristica. Dagli assassinii di Firenze del febbraio 1921 alla strage di Empoli del marzo, dalle spedizioni punitive di Foiano della Chiana e di Roccastrada, rispettivamente dell'aprile e del luglio dello stesso anno, alle . devastazioni di Ravenna, alle stragi di Torino del dicembre '22 e della Spezia del gennaio '23, è un ' reportage' completo sul « regno del manganello ». E poi ancora, sotto il titolo Il diritto di uccidere, vengono riportate, nel capitolo seguente, le imprese fasciste in tutta Italia nel '24 e nel '25, ma soprattutto in Toscana e a Firenze, « Fascistopoli ». Finché non si giunge al delitto Matteotti: la ricostruzione dell'atmosfera di quei giorni, la raccolta e la riunificazione di tutti gli elementi della vicenda sono di un'efficacia e precisione mirabili. Ad esse Salvemini aggiunge, in appendice, i memoriali di Rossi e di Finzi, di cui era riuscito a venire in possesso. Questo testo ha, quindi, per certi aspetti, anche un valore di fonte. Inoltre, anche se tutte quelle vicende erano già note, esse acquistano un tono diverso raccolte qui cutte insieme in un monotono, terribile elenco e narrate nello stile sciolto ~ appassionato di Salvemini. Scritte in un ambiente diverso e a una distanza di tempo tale da consentire una visione sufficientemente prospettica, Le lezioni di H arvard (intitolate dal curatore: L'Italia dal 1919 al 1929) sono una vera e propria opera Ji storia. Come tale esse possono essere sistemate, in perfetta continuità, nell'ambito dell'intera produzione salveminiana. Conviene subito perciò affermare che questo testo fornisce conferma ai giudizi critici su quella produzione, e sul metodo storiografico che la sorregge, che da più parti, e non solo negli ultimi anni, sono stati sollevati. A Londra e alla Harvard university Salvemini deve essersi sentito; diciamo così, scientificamente a suo agio. Pragmatismo e antideologismo erano caratteristiche che accostavano la sua cultura a quella anglosassone. Egli ha sempre contrapposto « il metodo empirico, induttivo, terra terra dei passerotti anglosassoni» a quello « filosofico-giuridico deduttivo caro alle aquile del genio latino». Egli non mutò n1ai i metodi della sua riflessione storica derivanti dalla sua formazione positivistica, restando fedele al suo concetto di 'storia empirica', fondato sul culto dei fatti concreti e sul rifiuto delle 'formule'. La temporanea esperienza di militante socialista e l'accettazione del tutto esterna del materialismo storico - con introduzione nella scienza storica dello studio dei fattori economici e sociali - non lasciarono, né potevano lasciare in lui traccia. Non era infatti un marxismo permeato di positivismo quello degli intellettuali socialisti dell'epoca? Tenacemente avverso alle visioni generali e ai concetti astratti, Salvemini guardava ai fatti, ai dati certi, precisi, magari matematici, e agli aspetti immediati e estrinseci delle vicende. Ma il suo « realismo» e il suo « concretismo » come in politica lo condussero - pur nella coerenza del rigore morale e nella lt1cida percezione dei singoli problemi - alla frammentarietà, quando non alla contraddittorietà delle soluzioni e delle scelte, così nel campo dell'indagine storica gli preclusero, spesso, un'approfondita analisi e comprensione dei fenomeni. 98 Bibliotecaginobianco
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