Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

CRONACA LIBRARIA SAGGISTICA S1:MONE DE BEAUVOIR: L'Età Forte. Trad. it. di Bruno Fonzi, Einaudi, Torino, 1961. A poco più d'un anno di distanza dall'edizione italiana de Le memorie d'una ragazza perbene esce la traduzione de La farce de l'age di S. de Beauvoir. Se nella prima parte della sua biografia la scrittrice ci aveva dato il quadro del liberarsi di una coscienza dal peso delle convenzioni tradizionali, in questa seconda parte si sforza di chiarire il senso di un'esistenza liberamente scelta e liberamente vissuta. « Magari si dirà - scrive nell'introduzione - che la cosa non interessa che me; ma non è così. .. mediocre, eccezionale che sia, se un individuo si descrive con sincerità, la cosa tocca più o meno tutti ». Non si tratta, quindi, solamente di esporre le « ragioni narra ti ve» della sua vocazione letteraria, ma piuttosto di documentare in maniera concreta una posizione di impegno assunto dall'autrice, accanto a Sartre, fra gli intellettuali francesi. Sotto molti punti di vista L'età forte è la testimonianza della storia interna di una generazione: nella formazione della de Beauvoir, nel passaggio da un atteggiamento spirituale, teso alla ricerca individualistica della libertà, a quello volto verso una più precisa coscienza dei problemi, che la società e la storia pongono all'individuo, è il segno della crisi degli intellettuali francesi ed europei tra le due guerre. La memoria della scrittrice diviene, come era già avvenuto in forme diverse nel suo precedente romanzo Les mandarins, BibHotecaginobianco un diagramma di osservazione dei mutamenti, che essa analiticamente, lucidamente osserva e giudica. Riandando agli anni che precedono la seconda guerra mondiale, nelle polemiche della sinistra francese sulla posizione da assumere nei confronti delle oscure 4 forze poli ti che, che determinarono la storia d'Europa per vent'anni, nell'istintivo rifiuto di molti di aderire alla realtà dei fatti che si andavano svolgendo sotto i loro occhi, e negli indugi che ritardarono l'azione politica delle sinistre, l' autrice individua il disagio di chi tende a farsi una visione razionalisticamente lucida, ma astratta delle cose, e deve venire a patti con una realtà brutale, che la contraddice. La caduta di Madrid, l'asse Roma-Berlino, il patto russo-sovietico, il massacro di Guernica come i campi di sterminio, sono le tappe dolorose che segnano il passaggio dall'adolescenza alla maturità di chi si era formato a tal punto su ideali libertarii sì, ma troppo generici, da rischiare di rimanere per sempre su un piano dottrinario. Sartre, Nizan, Merleau-Ponty, Queneau, Camus, il gruppo della N.R.F., sono gl'interlocutori di questo dialogo interno, che tende ad unire le più diverse esperienze umane e letterarie in una precisa visione delle cose. Da qui nasce nella de Beauvoir il rifiuto preciso di ogni equivoco morale, il rifiuto di ogni mistificazione culturale, l'esigenza di un impegno sempre più rigoroso; la realtà non è un dono, o un incidente gratuito, ma è qualcosa di cui siamo tutti, indistintamente, responsabili. È un atteggiamento, che mi sembra 125

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