Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

Relazioni grande riserva europea di manodopera sarà presto a secco»; e che oramai certi ambienti industriali della Valle Padana cominciano a preoccuparsi delle tensioni che sul mercato italiano delle forze di lavorq possono derivare da una mobilità crescente della manodopera in Europa. Comunque - e lo rileva anche Alain Marvier nella citata corrispondenza a « Le Monde » - è forse prematuro parlare oggi di una crisi di sovrimpiego in Italia. È certo, però, che le preoccupazioni inglesi di oggi, come quelle francesi di ieri, sono infondate: sia perché le migrazioni di manodopera italiana nei paesi europei forniscono in realtà contingenti di fanteria del lavoro per mestieri che nel regime di pieno impiego sono del tutto disertati da maestranze nazionali promosse a mestieri sempre più qualificati, e che richiedono un alto grado di specializzazione; sia perché si pone oramai chiaramente, per l'Italia in particolare e per l'Europa in generale, il problema di impostare una vera e propria politica delle migrazioni e una politica delle localizzazioni industriali, non solo al fine di promuovere lo sviluppo delle regioni arretrate manovrando congiuntamente e coordinatamente la leva del1' emigrazione e quella dell'industrializzazione, ma anche per attenuare, ridurre, eliminare quegli aspetti patologici dell'urbanesimo che si manifestano sempre più minacciosi proprio perché una politica delle migrazioni e una politica delle localizzazioni industriali non sono state ancora impostate.E se c'è una preoccupazione che deve essere avvertita in tempo, essa non è quella relativa al pericolo che i disoccupati italiani « invadano » questa o quella regione europea a « economia affluente », ma l'altra, cui faceva cenno implicitamente, sia pure con una certa semplificazione polemica, il direttore dello « Spectator » che abbiamo citato: la preoccupazione, cioè, che le correnti migratorie in partenza dall'Italia meridionale, ultima riserva consistente di manodopera bianca per l'Europa dei Sei, crescano di volume a un ritmo tale da provocare in un tempo breve effetti contraddittori rispetto alla politica di sviluppo di una regione che vanta tutti i titoli per essere considerata la regionepilota di quel processo d'integrazione fra Europa continentale ed Europa mediterranea di cui si è tanto parlato e scritto; la preoccupazione, insomma, che l'emigrazione, per un verso, provochi la congestione ulteriore dei distretti già industrializzati, italiani ed europei, e, per un altro verso, provochi lo svuotamento dei distretti industrializzabili, in particolare di quelli dell'Italia meridionale. Noi dobbiamo, dunque, domandarci che cosa si può fare sul piano italiano e sul piano della comunità europea, quali possono essere le linee generali di una efficace politica delle migrazioni e di una non 77 Bibliotecaginobianco

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