Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

• Rosellina Balbi la vita»; che è a dire la capacità (o meglio, la possibilità: ma l'una è determinata dall'altra) di imprimere una direzione personale - magari sbagliata - alle cose fin più banali dell'esistenza: come la scelta dell'automobile, o la ·scuola alla quale iscrivere i propri figli. Non solo: ma il mito della specializzazione ha portato milioni di individui ad accettare, senza discutere, il prodotto degli esperti in ciascun settore. Orbene, il compilatore di una Guida di viaggio può ritenersi a buon diritto un esperto di turismo; non per nulla il signor Fielding definisce la propria opera come « la distillazione di quattordici anni di solido lavoro». I suoi giudizi e le sue raccomandazioni sono, dunque, i giudizi e le raccomandazioni di uno specialista. Se egli sconsiglia - poniamo - il soggiorno in una determinata città europea, non è da escludere che migliaia di americani cancellino quella città dal loro itinerario turistico, per sciamare, senza rimpianto, ii1 altra direzione. A questo punto delle mie riflessioni mi son tornate in mente le vivaci polemiche che continuano ad intrecciarsi sulla funzione del turismo: nel quale, per ciò che riguarda Napoli, taluni si ostinano a vedere la panacèa d'ogni malanno. Il direttore di questa rivista accennava recentemente ai « reiterati tentativi che da varie parti si fanno, e si sono sempre fatti, per eludere il problema moderno dell'industrializzazione, avanzando presunte alternative, come non si sa mai bene quale eccezionale fioritura delle attività portuali o quale non meno eccezionale intensificazione dell'attività turistica». E precisava: una « 'illusione pericolosa' dalla quale Nitti esortava i napoletani a guardarsi è quella del turismo, della città che 'deve essere un grande albergo e un grande museo'. Ora non si può negare che Nitti avesse ragione quando affermava che ' non esiste al mondo una sola grande città, la quale tragga la principale fonte delle sue risorse dalla così detta industria dei forestieri: questa è e può diventare ancor più un'industria importante, ma una fra le tante, e non mai l'unica, nè la principale'. Dunque, bisogna distinguere. Se ·si pensa al turismo come alternativa rispetto all'industrializzazione, o come direttiva fondamentale dell'industrializzazione stessa, il turismo è senza dubbio una 'illusione pericolosa': accreditata come mito da retori in buona fede; coltivata come diversivo da una clàsse dirigente che - 'per accidia', diceva Nitti - viene sistematicamente meno ai propri più severi impegni; additata come surrogato dai titolari degli interessi che all'industrializzazione si oppongono. Se però ·si pensa al turismo come soluzione complementare, come a t1n'industria fra le tante, 'nè l'unica, nè la principale', allora sembra lecito affermare che il turismo potrebbe oggi rappresentare una discreta fonte di occupazione e di reddito, più rilevante di quanto non prevedesse Nitti agli inizi del secolo ». Credo che non si possa dissentire da una siffatta impostazione del problema. Ora, l'industria turistica, al pari di qualsiasi altra, ha i suoi bilanci da compilare; e la Guida del signor Fielding può costituirne una voce. All'attivo o al passivo? È quanto mi son propost~ di accertare, per quanto riguarda l'Italia, e, più particolarmente, Napoli. 62 Bjbliotecaginobianco

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