Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

Note della Redazione zione anzi del gruppo finanziario che simboleggia quasi, in Italia, l'antistatalismo e che di questo ha fatto una religione, resta attaccata come ostrica alla concessione. Ma si sa che è nelle buone tradizioni dei « liberisti » di casa nostra, privatizzare gli utili e statizzare le perdite. Ciò, dunque, non ci meraviglia; né ci stupisce il fatto che gli organi pubblici siano stati e continuino ad essere, nel caso delle Ferrovie del Mediterraneo, arrendevoli; non ci meraviglia, ad esempio, il fatto che mentre tutto il paese è servito da linee a gestione pubblica, nel Mezzogiorno vengono tenute in. vita feudi ferroviari come quello della «Calabro-Lucana»; perché tutto ciò rientra nella logica per cui quest? zone che chiedevano, cinquant'anni fa, strade e ferrovie, che cercavano disperatamente di non essere tagliate fuori dal progresso civile ed economico, che allora camminava principalmente sulle rotaie, furono accontentate con le « ferrovie di cartone », con le linee a scartamento ridotto. Potrà durare ancora a lungo questo stato di cose? È una domanda che dovrebbero rivolgere a se stessi quegli esponenti della classe dirigente politica ed economica che accettano ancora, nel 1962, la prospettiva della inferiorità permanente del Mezzogiorno, o che, tutt'al più, sono disposti a prevedere un miglioramento per il futuro, parlando però di « tempi lunghi », per non disturbare gli interessi costituiti. Lo stato di cose di cui il disastro di Gagliano è una conseguenza non viene più accettato dalle popolazioni meridionali; le manifestazioni di protesia degli abitanti di Saveria Mannelli e Decollatura e di numerosi altri centri calabresi dovrebbero servire da · ammonimento e da campanello di allarme. Essi vengono dopo altri episodi del genere; vengono dopo i numerosi casi di violenza cui, con frequenza quasi periodica, gli abitanti dei comuni intorno a Napoli si abbandonano per protestare contro lo stato dei trasporti tranviari della provincia. Sono manifestazioni _che, è facile prevedere, cresceranno di numero e di intensità. E poiché sarebbe delittuoso non tenere conto dello stato d'animo delle popolazioni, auguriamoci che dal tragico disastro di Natale venga lo sprone a rimeditare sul problema dei trasporti nelle regioni meridionali. E, intanto, si vada alle ragioni vere del disastro di Catanzaro, alle sue cause lontane, se non si vuole che tutto resti come prima, perché l'eccesso di velocità e il sovraccarico del rimorchio non possono essere le cause della sciagura; o, meglio, non sono le cause di fondo, ma soltanto - ove si constatasse che eccesso di velocità c'è stato e sovraccarico del rimorchio pure - le cause scatenanti. Le cause di fondo sono altre, come abbiamo detto sono cause che vanno ben al di là del personale viaggiante e di servizio. Qui non è questione di cercll:re in basso i capri espiatori, è questione di trovare in alto i veri colpevoli. A questo punto, non si può non aggiungere che siamo in presenza, di fronte a un disastro come quello di Catanzaro - ancora una volta nel campo dei servizi pubblici -, a una inadeguatezza degli impianti rispetto alle esigenze nuove della vita civile; e non si è fatto nulla di organico per eliminare questa inadeguatezza. Ora, per quanto riguarda le· «Calabro-Lucane», 36 Bibliotecaginobianco

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