Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

Le élites e la democrazia . élites politiche. Nei dibattiti di Stresa tutti gli studiosi italiani, da Bobbio a Treves, a Pennati, a Sartori, si sono mostrati d'accordo sul punto della compatibilità tra la dottrina delle élites ed una teoria realistica della democrazia. Una volta messa da parte la concezion_e letterale della democrazia e una volta che si sia detto con tutta franchezza che il miglior giudizio non è affatto quello che risulta dalla somma delle ignoranze; una volta che si siano abbandonate tutte le . forme più o men9 ·seducenti di mitologia, l'affermazione di quella compatibilità appare addirittura un'osservazione di semplice buon senso. Del resto, già cinquant'anni fa Ostrogorski, nel libro famoso su La démocratie et les partis politiques, aveva osservato che « la società democratica non può prescinderè da quel leadership, da cui, con ingenuo orgoglio, aveva creduto di potersi emancipare ». E devo ricordare ancora una volta l'osservazione che ho avuto occasione di fare altre volte, che cioè democrazia rettamente intesa non vuol dire affatto mancanza di leadership, esecutivi deboli ed incerti ed impotenti, ma proprio il contrario di tutto ciò: non è vero affatto che la debolezza dell'esecutivo sia come una garanzia della libertà individuale, poiché, come ricordava già più di centocinquanta anni fa Alexander Hamilton, la libertà degli individui non si preserva cancellando l'esecutivo, ma rafforzando i poteri residui del popolo. · Vi sono almeno due concezioni della democrazia. La prima è quella che, semplificando all'estremo, chiameremo settecentesca; per questa la democrazia è il regime più vicino alla schietta natura umana, alla natura dell'uomo non contaminata dalla storia, dai vizi e dai peccati che nel corso storico sono intervenuti a turbarlo ed a pervertirlo, sì che basta liberare l'uomo da queste incrostazioni storiche secolari perché lo spontaneo ritmo della natura riprenda ad operare liberamente e si attui il più perfetto autogoverno. L'esperienza storica di un secolo e mezzo ha provato a sufficienza,· mi sembra, quanto falsa fosse questa concezione della democrazia-natura, come infondate fossero le assunzioni fondamentali su cui essa posava e come in pratica le cose ste·ssero molto diversamente. Ed ha mostrato, altresì come assai più vicina al vero sia l'altra concezione della democrazia, la concezione della democrazia-civiltà, che non saprei illustrare altrimenti che cori le -parole usate da Tocqueville centotrenta anni or sono: « il governo democratico, che si fonda su un'idea così semplice e così naturale, suppone sempre, tuttavia, l'esistenza di una società. molto avanzata e civilizzata culturalmente. Al primo sguardo lo si suppone contemporaneo delle prime età del mondo; ma guardandolo più davvicino si scopre agevolmente che è dovuto venire per ultimo ». 31 Bibliotecaginobianco

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