CRONACA LIBRARIA SAGGISTICA -- l.,. NICOLA V ALLETTA: Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura. Editore Canesi, Roma, 1961. Apparsa per la prima volta in Napoli s~llo scorcio del Settecento, precisamente nel 1787, questa agile trattazione della jettatura divenne rapidamente famosa negli ambienti del demi-monde illuministico napoletano, del quale era altresì una espressione particolarmente tipica. In breve volgere di anni, numerose altre opere videro la luce, che esplicitamente si richiamarono ad essa, sia condividendone le tesi, sia confutàndole, ma giammai prescindendone. Era in realtà un tributo d'obbligo a Nicola Valletta, un dotto giurista non digiuno di filosofia, che in un argomento più che vetusto - gli specialisti sogliono citare una legge delle XII Tavole come testimonianza - aveva portato una prospettiva nuova. Inizia infatti con lui la considerazione di una certa parte del mondo magico, con un tono nuovo, benevolo, cordiale addirittura, talvolta. E non è più quindi intesa, questa parte, la jettatura cioè, come una terrificante realtà demoniaca dalla quale bisognava soprattutto difendersi: il problema della sua comprensione non si poneva neppure. Ma se di questo aspetto di serenità scientifica riesce agevole l' intendimento nello seri tto del Valletta, e il suo inserimento nel tempo in cui fu pubblic~to, viceversa, proprio la nota più precipua che rappresenta oggi il titolo primo della sua leggibilità, ossia il carattere faceto nel quale frequentemente inBibliotecaginobianco \ corre, costituisce il problema non risolto della Cicalata sul fascino e quindi della sua interpretazione. Fu « lo scherzo di un miscredente », come opina il Croce; o invece è da credere, con Ernesto De Martino, che « la parodia del Valletta non è poi del tutto innocente, e si avverte che il timore e il livore sono soltanto dissimulati e attenuati in conformità dei nuovi tempi»? (Sud e magia). Non è facile prendere posizione, giacché l'una e l'altra tesi trovano autorevoli e numerose pezze d'appoggio proprio nella Cicalata. Il Valletta chiarisce innanzi tutto l'origine della voce jettatura: « essa è nata dal gettare su qualcuno o su qualcosa gli occhi attenti e immoti. I toscani dicono affascinamento o malocchio ». Perché poi gli occhi, si intende agevolmente quando si pensi all'antica credenza che voleva in essi la sede dell'anima, della quale quindi rivelavano le passioni, sicché ne promanava un fluido capace di agire a distanza. E si ricordi lo sguardo di Medusa, la Gorgone, il serpente nelle religioni orientali... Prosegue poi il Valletta con un'ampia dimostrazione degli effluvi che « tutti i corpi, specialmente quelli vi~ venti, tramandano» attingendo esempi da tutti i campi dello scibile, perfino dalla botanica; e ci comunica così che « l'aglio trapiantato a piè di un rosaio può conferire maggiore fragranza alla rosa », laddove il cavolo « trapiantato largamente presso un albero di melo conferisce alle frutta e alle foglie di questo il suo odore ». Ma siffatta larga esemplificazione di influssi operanti, per giunta, « in ragione inversa del 123 .,
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