prima. La sua adesione alle tesi ·dell'on. Moro, pur non potendo portare ad un immediato accordo col PSI, significava cl1iaramente propensione per il centro-sinistra. Moro cl1iedeva che un accordo con i socialisti fosse cc tenuto in sospeso n, sia per far maturare meglio la situazione locale, sia per no11 assumere posizioni troppo impeg11ative prima delle elezioni -del 6 novembre. Ma Dell'Andro era ormai per la municipalizzazione dei servizi pubblici, per il dialogo col PSI. Dell'Andro, però, non aveva con sè né il gruppo consiliare, né il partito. Quest'ultimo è da tempo in mano a dirigenti che, pur -dichiarandosi « morotei », in verità costituiscono un gruppo di potere locale a sè stante, sotto la guida dell'ex segretario provinciale, l' on. La ttanzio, già fanfani ano e poi doroteo. L'a11no prima, al congresso provinciale cl1e precedette quello nazionale di Firenze, pare che l'on. Moro -- il cui discorso fu applaudito da tutti i congressisti - chiedesse a Lattanzio almeno l'i11clusione di tre persone ,di sua fiducia nel comitato provinciale. Non fu accontentato: dei tre fu incluso uno solo, agli ultimi posti della lista. In queste condizioni la vicenda co1nunale barese è andata avanti per mesi, trascinandosi tra vari tentativi di accordi col PSI, di temporeggiamenti, di silenzi calcolati. A fine '60, bocciato il bilancio di previsione, Dell'Andro si dimetteva. Il prefetto mandava un commissario al bilancio, e subito dopo veniva varata un'altra Giunta de1nocratica minoritaria con Dell'Andro sindaco, ma senza partecipazione diretta del consigliere socialdemocratico. ·Pare cl1e anche l'Arcivescovo, cl1e dapprima nutriva· molta fìdt1cia per il prof. Dell' An,dro, abbia ad un certo punto n1anifestato il suo dissenso al sindaco. Questi, alla fine, sottoposto a varie pressioni, non potè che dimettersi nuovamente. La lotta all'interno del gruppo consiliare democristiano si sviluppò dopo le dimissioni del sindaco, intensa. Moro, però, non recedette dal sostenere Dell'Andro, e quando sembrò che l'accordo col PSI e il PSDI · si potesse fare, nove consiglieri democristiani minacciarono di non votarlo. Era la crisi. Il prefetto, incalzato dalle concomitanti pressioni dell'Arcivescovo e del Ministero dell'Interno (opportunamente sollecitati dagli obiettori di co,scienza dc), si ritenne obbligato ad emettere l'assurdo ordine di votare entro otto giorni il bila11cio. La relazione ministeriale che accompagna il decreto di scioglimento del Consiglio comunale di Bari è un documento molto interessante, perchè, a firma -dell'on. Scelba, si fanno affermazioni che meriterebbero · spiegazioni politiche, dato che tt1tto il decreto è pieno di reticenze e di sottili e polemicl1e ammissioni. Il ministro dell'Interno afferrna, per 71 Bibliotecaginobianco
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