Nord e Sud - anno VIII - n. 24 - dicembre 1961

gnato suo abbandono al conservatorismo, e come ~u questo terreno il !aurismo abbia potuto piantare le sue radici e trovare le solidarietà dirette ed indirette che ha trovato, non può non riconoscere che una eguale passione l1a dettato certe pagine dell'autore. Dobbiamo comt1nque rallegrarci se gli amici napoletani nostri coetanei che sono partiti negli anni del dopoguerra, e lontano da Napoli si sono affermati nel campo delle lettere, hanno conservato una coscienza acuta e dolorosa dei problemi 11apoletani: Rosi ce 11eha dato un saggio con cc La sfida », La Capria con Ferito a morte. Se poi si pensa a libri nostalgicamente qualunqt1isti di altri scrittori napoletani, di uria generazione precedente, essi pure emigrati da Napoli, se si pensa, cioè, a libri come quello -di Consiglio st1lla camorra, o -di Artieri sui posteggiatori, per non parlare di Marotta e dei suoi rugiadosi cc alunni », se si pensa a Blm come cc L'oro di Na·poli » e cc Il giudizio universale >>, non si può negare che la generazione del dopoguerra rappresenta una svolta significativa; e qualsiasi confronto si volesse fare, sia dal punto di vista dei valori culturali cl1e dal punto di vista dei valori civili, non potrebbe che risultare a tutto vantaggio dei Rosi e dei La Capria, anche se, in quegli ambienti culturali che si possono definire ufficiali e tradizionali, e che non disarmano, un film come quello di Rosi l1a st1scitato dissensi, mentre una vera e propria apologia della camorra, come quella di Consiglio, è passata inosservata o ha suscitato addirittura q11alche consenso. Non potrebbe essere diversamente: è la logica dei conservatori napoletani, è la legge della « foresta vergine » di cui La Ca·pria ha così bene avvertito l'implacabile presenza, cl1e distrugge, spegne, isola le velleità di coloro che vogliono essere diversi, se non migliori. Ma quello che giova metter in rilievo è che oramai quel genere di letteratura di argomento napoletano che è un sottoprodotto della cc Napoli nobilissima » - e che celebra, o inventa, le glorie locali, la arringa dell'avvocato penale che strappa le lacrime, il bel gesto del camorrista che strappa l'ammirazione, la cc frescura » del vicolo e il cc colore » del basso, il pi110 della cartolina e la grazia dei posteggiatori, e naturalmente 11izze e canzo11i a sazietà - suscita nei giovani nient'altro che irritazione. E questa irritazione va messa pure sulla bilancia: non è detto cl1e essa non pesi di più, magari molto di più, di quanto non pesi l'irritazione che Ferito a morte sembra aver suscitato in ambienti tradizionali e ufficiali. Anche un'altra considerazione va fatta: le cose che si sono scritte e dette contro La Capria, perché ha cc parlato male di Napoli », non sono diverse da quelle che alcuni anni or sono furono scritte contro il Rea cl1e più amiamo, quello d·elle cc dt1e Napoli ». Allora Rea aveva osato scrivere che la nostra è cc una città in cui l'ingiustizia è diventata una muratt1ra secolare, plastica, rilievo »; e tuttavia vi sono ancora letterati e giornalisti per i quali la miseria cc invadente » di Napoli si accornpagna sempre alla nobiltà, per i qt1ali è lecito parlare dell' cc oro di 48 Bibliotecaginobianco

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