.• Treves, dopo aver accennato agli aspetti negativi della situazione, così come si è venuta configurando negli ultimi anni, e ai settori in cui le decisioni dei policy-makers vengono prese indipendentemente da ogni ricerca sociale, ha delineato appunto tre differenti tipi di rapporti tra sociologi e centri di potere. In un numero di casi, relativamente ristretto, il sociologo ha una completa autonomia nei confronti del politico, sulle cui scelte influisce assai spesso. Gli esempi citati sono fin troppo noti perchè se ne parli ancora in questa sede: basterà ricordare l'opera svolta da alcune riviste di cultura, dalla Società Umanitaria di Milano, dal Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale. Mai come per questi casi l'evoluzione della sociologia da mezzo conoscitivo a strumento operativo è apparsa come un fenomeno naturale e - a giudicare dagli effetti conseguiti - positivo. Purtroppo il rapporto più frequente, almeno adesso, in Italia consiste nell'asservimento del sociologo ai politici e nella sua impossibilità di influire sulle decisioni di questi ultimi. Il prof. Treves ha fatto, a questo punto, l'esempio della sociologia di partito, di quella parlamentare e industriale (con la tecnica delle cc human relations >>) e di quasi tutte le ricerche sociali condotte dai centri di formazione dell'opinione pubblica. Il terzo tipo di collaborazione può considerarsi, in un certo senso, intermedio rispetto ai primi due: il sociologo, pur essendo in posizione subordinata rispetto al politico, riesce ad influenzarne in parte l'azione, per un minimo di autonomia che è riuscito a conservare. È il caso degli enti di ricerca sorti per volontà di organizzazioni pubbliche e private e delle indagini svolte per contò dell'amministrazione centrale o locale. Sul piano, infine, delle richieste avanzate dagli studiosi, Treves ha messo in evidenza - anche per ovviare a tale situazione - la necessità dell'istituzione di cattedre universitarie in numero ben maggiore che l'attuale e dell'inserimento professionale del sociologo negli organismi politici ed economici. La mozione finale, di cui abbiamo riprodotto i punti essenziali, ha trovato tutti d'accordo: e le conclusioni dei lavori di Ancona hanno costituito la riaffermazione più chiara di quell'autonomia, che è indispensabile perchè la nuova scienza possa esplicare in pieno la sua funzione. Non è senza interesse, però, cercare di cogliere - prescindendo dal documento conclusivo - le differenti opinioni che sempre, intorno al problema dei rapporti sociologi - policy makers, si sono manifestate nelle nove relazioni di sintesi e le tendenze dei vari gruppi di ricerca. Due relazioni si sono distinte ad Ancona per l'estremo tecnicis'mo e per lo scarso impegno nell'approfondimento dei motivi politici nella mancata collaborazione tra sociologi e centri di potere, che è stato invece al centro di molte ricerche: quelle del prof. Achille Ardigò sulla scuola e del prof. Filippo Barbano su partiti e sindacati. L'analisi di Ardigò, che pure era partita dal riconoscimento dell'esistenza di cc rapporti solo indiretti e occasionali tra sociologi e policy-ma43 .Bi61iotecaGino Bianco
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