Nord e Sud - anno VIII - n. 24 - dicembre 1961

Quanto al trafiletto contro Salvemini, esso è tutt'altro che inopportuno; lo si rilegga per intero, ripensando a quei giorni dannati dello sbarco a Salerno, delle questioni con gli alleati, del turbine di incertezze intorno al re, agli errori pa·ssati e presenti; e in quel caos, in quella babele un gruppo di valentuomini che cercavano di fare il meglio, co11 fatiche inaudite e con una -coscienza delle responsabilità dell'ora addirittura esasperata - e Salvemini che stando in America no11poteva assolutamente conoscere nè tutti gli uomini, nè le vicende che, fra l'altro, mutavano di ora in ora, magari solo per t1n colpo di telefono; Salvemini che non pote·va praticamente sapere niente di preciso di quel che avveniva nel suo paese pieno di fame, di sete, di tifo, di torbide aspirazioni, di bombardamenti, se ne veniva dall'America a colmare i connazionali del Sud di rimproveri, di deprecazioni, cc di fulmini e anatemi » scagliati alla brava da oltre Atlantico. C'era davvero da perdere la pazienza! Chi no-n sa· quanto Salvemini amasse l'assalto alla bersagliera, il paradosso, lo, scatto, e che qualcl1e volta falliva il segno? Chi tra gli studiosi non ricorda l't1ltima aggressione a Croce sul cc Ponte » che concludeva che lui della filosofia non sapeva· che farsene? Un professore di storia della sua portata! È poi certo che soffrissero più gli esuli in terra straniera ma non fascista, che gli esuli in patria? Lo dice lui stesso Salvemini nelle sue cc Memori~, » : cc Mi serviva da pungolo il pensiero di quelli che in Italia facevano vita ben più pericolosa della· mia ». Aveva sempre ragione anche lui? Non facciamo una simile offesa ad un uomo di quella prepara-zione, di quella intelligenza, e sopratutto di così alta moralità. Ovviamente poi nel contrasto si cita ancora una volta Gramsci; n1a quelle di Gramsci, come è stato detto, non sono giudizi, ma· una serie di contumelie, e le contumelie non hanno alcuna forza probante, valga per tutte l'insinuazione davvero incauta, di un Omodeo merce11ario. Valido invece anche se no-n nuovo ci pa·re l'appunto del recensore alla e{ concezione dell'individuo come forza assoluta che crea ... dell'individuo ... quale forza irrelata che aspetta così dal di fuori il st10 realizzarsi ed integrarsi con quella realtà molteplice della quale ha pur bisogno, anche solo come campo d'azione ». A convalidare l'assoluto disinteresse politico di Omodeo bisogna dire un'altra cosa: egli che aveva il culto dell'amicizia, che amava la co-nversazione, la libera discussione con i comp-agni di lav~oro-,che apprezzava gli incontri e magari gli scontri cultura'li si trovò più di una volta a distruggere tutto questo colle sue stesse mani, per motivi che andavano al di là dell'amicizia, al di là della stessa gratitudine, del desiderio sociale e dei rapporti umani: il primo dramma fu quello per Giovanni Gentile suo professore a Pale~mo: professore e scolaro erano 40 Bibliotecaginobianco

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