Nord e Sud - anno VIII - n. 24 - dicembre 1961

presto) si dice: « se io mi fo beffa dell'insulsa frase ciceror1iana de I' fl istoria magistra vitae, pure considero la· storia come il momento IJiÙ elevato de lo spirito, in cui, sussunto entro di sè il passato, l'anima si sente signora dell'avvenire, libera creatrice come Id dio » . Aveva torto? Bisognerebbe dimostrarlo. Il biasimo del de Aloysio si accentua a proposito di Gobetti, Calogero e Salvemini, oggetti delle critiche di Omodeo: gli ripugna cJ1e si discutesse con tanto sfavore sul saggio di un povero ragazzo· f8tto morire dai fascisti e su di un uomo « reduce dal carcere e dal confino politico ». Eppure è da rite11er per certo che il compianto Gobetti ed il prof. Calogero mai avrebbero accettato una ridt1zione o abolizione di crjtica alle proprie attività culturali, per i sacrifici, indubbiamente nobilissi1ni, con cui confermarono la loro passione politica, che però nulla possono aggiungere alla verità e validità di quanto essi asseriscono 11el campo della teoria' e della scienza politica. Sarebbe molto rischioso un principio di tal genere, perchè anche tra i fascisti ci furono quelli che patirono e perdettero la vita, ma non per questo le loro delinquenti follie acquistarono un minimo di validità. ~ Se al primo congresso del Partito d'Azione tenuto in Cosenza si fossero dovute risparmiare critiche ed opposizioni a chi aveva sofferto carcere ed esilio, ne sarebbe venuto fuori un congresso paralitico, tante erano le vittime del fascismo presenti in aula: valga· per tutti la faccia scavata di Lt1sst1 e quella disperata del povero Tommaso Fiore a cui avevano ammazzato il figlio giovinetto, venuto incontro al padre sulla porta del carcere da cui veniva- liberato. E quanto al Gobetti è asst1rdo parlare di avversione quando O. dice invece: cc Ho letto attentamente l'opera, cercandovi con desiderio una scintilla vitale da salvare da un rogo precoce. Temo di non averla trovata. Tuttavia, poichè le idee e i fermenti di idee che agitarono il Gobetti sono come diffusi nell'aria e non sono nè essenzialmente, nè esclusivamente proprietà della parte in cui egli militò, credo utile fermarmi un po' ad esaminarle, remota ogni intenzione men che rispettosa verso il giovane scomparso. Chè anzi a lui si deve il massimo rispetto per la fede che serbò alle sue idee, e la più ampia indulgenza per quelli che sono i suoi difetti. Era giovanissimo, e gli è stata negata la possibilità di rivedere e d'approfondire». E conclude: cc La· sua opera è una delle ta11te forme di demolizione delle tradizioni del Risorgimento. Le quali - bisogna ripeterlo? - non sono un pesante fardello di cieco conservatorismo, ma riflessa coscienza dei còmpiti e dei problemi d'Italia. Ma a questa dissoluzione del Risorgimento si arriva (ed è per questo che ho insistito tanto, cori mia intima· pena, sull'opera di uno scomparso) per una forma di storiografia giornalistica, nei cui difetti bisogna veder chiaro, per arrestarne le pretese »• 39 Bibliotecaginobianco

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