tare nei suoi insediamenti le abitudini e le attrezzature urbane, cosl H cittadino, che si riporta temporaneamente in campagna, ha bisogno di ritrovarvi la cornice che gli è ormai connaturale. Si tratta di un dato defìntivo della psicologia dell'uomo moderno. Ignorarlo vorrebbe dire assumere un atteggiamento antistorico, com'è in sè antistorica l'esaltazione di una vita rustica - di cui sarebbe poi arduo precisare gli attuali contorni e caratteri - come superiore e quasi perfetta condizione umana. L'errore in cui sempre più ci ingolfiamo è invece quello di sentirci indissolubilmente legati alla città nella sua storica completezza e dimenticare che di questa l'integrazione fra città e campagna era valore ess~nziale. Per millenni la città guardò al contado come all'unica fonte delle proprie risorse economiche, come ad un serbatoio di energie umane, e, semmai, come ad una piacevole mèta d'evasione psicologica; poi la campagna divenne anche il mercato di assorbimento della produzione industriale della città. Ma i termini del rapporto si mantenevano chiari. Il loro progressivo intorbidamento si inizia e si estende con l'accentuarsi del contrasto tra sanità campestre e corruzione cittadina, fomentato dalle motivazioni religiose e politiche, cui si accennava in principio e che sussistono ancor oggi. Ingigantita dallo sviluppo economico e tecnologico e dalla diffusione dei mezzi di comunicazione diretta e indiretta, che hanno fatto conoscere al campagnuolo più isolato cosa essa sigi;iifìcasse, la città sta subendo una crisi di proporzioni senza precedenti. I portatori degli interessi creati, che sfruttano la forza concentrata nelle strutture urbane, ma misconoscono o combattono la tradizione culturale delle masse cittadine e ne temono le aspirazioni rinnovatrici, sembrano non cogliere il punto della contraddizione. L'autunno che volge all'orizzonte della città storicamente intesi li rallegra; l'ostinato rifiuto di sviluppare una politica della città capace di arrestarne il processo di elefantiasi e di dissoluzione è conferma di una deliberata intenzione antiurbana. E il presunto avversario dell'antico anatema contro la « sentina » del vizio conforta quanti fra essi chiedono un sostegno ideologico a un atteggiamento grettamente pratico. Ma la contrapposizione con la « virtuosa campagna» è oggi impossibile. La crisi involge l'uomo in tutte le forme dei suoi i1!sediamenti e delle sue attività. Perdendo il senso di quanto rese possibile la fioritura di una civiltà urbana, splendida di bellezza formale e di vigore ideale, rallegrandosi per la disgregazione di una forza, sospettata di essere eversiva soltanto perchè più vitale, propugnando al contempo il mantenimento di artificiose strutture J;Urali, conchiuse 32 BibliotecaGino Bianco
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