Nord e Sud - anno VIII - n. 24 - dicembre 1961

.. appare inarrestabile. Intorno ai vecchi nuclei appena riconoscibili, immensi serbatoi edilizi - cui si affiancano in misura sempre più ampia le effimere tendopoli - attendono, vuoti per nove mesi dell'anno, la piena stagionale del flusso turistico. Il fenomeno delle cc città temporanee » scomparso da millenni dal mondo europeo si rinnova in proporzioni gigantesche. La città carovaniera si reincarna nella città balneare, ma, alla tensione vitale di quei vetusti punti di scambi culturali e mercantili, si sostituisce oggi la casualità capricciosa ed oziosa del pigro appuntamento estivo. La convivenza di genti diverse_, attratte fuggevolmente in un punto da motivi troppo diversi, o addirittura dell'irrazionale spinta delle mode, non crea la comunità; l'impiego del tempo libero - ancora inteso, come alternativa alla normale cc servitù » del lavoro, e non quale avvio ad un diverso ritmo di vita culturalmente integrata - reca in sè, almeno per ora, una carica di dispersione e di alienazione, non può offrire certo, così, un cemento sufficiente per la costruzione di nuove realtà sociali di positivo significato pratico o spirituale. Forse potrà essere altrimenti domani, ma il modo con cui si affronta il fenomeno imponente delle migrazioni turistiche non offre eccessivi motivi di conforto. Espandendosi tumultuosamente, sotto l'impulso di interessi minuti e concorrenziali, i nuovi insediamenti distruggono, senza pensiero, le ragioni stesse per cui sono sorti e sono oggi affollati. Il paesaggio è sommerso dall'edilizia, la pace della natura è sopraffatta dal rumore meccanico, gli inconvenienti tipici della vita urbana appaiono peggiorati dal fatto che in queste effimere zone d'incontro di soli consumatori non sembra possibile neppure quel ritmo funzionale che bene o male si profila dalla convivenza utilitaria di consumatori e di produttori quale esiste nella vera città. La congestione attuale delle riviere italiane induce veramente all'idea del miracolo: è un miracolo infatti che tanta gente ne subisca, anzi ne ricerchi il caos. Dalla metropoli in dissoluzione in cui vive la sua vita di lavoro, l'uomo sj trasferisce al centro di una diversa dissoluzione. E un altro segno drammatico di come l'uomo contemporaneo sia ormai condizionato irreversibilmente dall'idea di « urbanità ». L'illuminismo accusava il pioniere tecnicamente incivilito di corrompere il buon selvaggio con il solo esempio dei suoi costumi, ma è un fatto che il buon selvaggio non attendeva nulla di meglio che conformarsi a quegli stessi costumi da cui si voleva tenerlo lontano. La convergenza di aspirazioni si ripete oggi ad un confronto più ravvicinato: come l'abitante della campagna tende con tutte le sue forze ad inurbarsi o almeno ad imi31 BibliotecaGino Bianco

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