sta sotto l'egida di un' A1nministrazione provinciale con poteri ampliati, e dal1a suddivisione dell'attuale provincia in due parti: l'una industriale (la cc provincia-metropoli », appunto), l'altra agricola, costituita dai comuni 1neridio11alifacenti capo a Lodi. La proposta si studiava di evitare la procedura, già a,dottata per Milano e per altre città, come Genova e Napoli, e consistente nella se1nplice fagocitazione progressiva dei comuni periferici, ch.e portava unicamente ad un aggravarsi dell'elefantiasi metropolitana, e di richian1arsi ad u.n principio appare1Ttemente funzionale: quello dell't1n.ificazione sotto un solo potere di tutti i comuni a carattere industriale e -della distinzione da questi ,degli altri a carattere agricolo. !\1a essa non solo portava in sè un grave equivoco e una sicura intenzione discriminatoria a favore dell'imprenditorato industriale (che dal centro della a metropoli » avrebbe facilmente dominato la provincia e il paese t11tto); in pratica mirava ad accelerare quel processo di dissoluzione della città, che insidia in forme più immediate e gran.diose proprio le regio11i a più alto sviluppo industriale. Saldati nell'unico corpo gigantesco della provincia-metropoli, i comuni, che già decadono per irrefrenabile perdita di caratterizzazio·ne e per insufficienza tecnico-organizzativa, sarebbero scomparsi nella fascia indistinta della superperiferia n1ilanese; da questa si sarebbe riversata verso il centro una centuplicata massa d'inerte pressio·ne. Quasi due milioni e mezzo di persone sarebbero venute -a gravare su un cc cuore >> che già rivela i sintomi del collasso. Resa impossibile og.ni distinzione funzionale, la città sarebbe divenuta massa amorfa di case, di strade, 1i cast1ali e prepotenti insediamenti prod11ttivi: nel centro della Lombardia si sarebbe- formata u11a « macchia demografica » informe e ingovernabile. La proposta Malagodi è rimasta sulla carta e con essa sono rimasti insoluti i problemi che la provincia-metropoli contava illusoriame11te di risolvere. Non si è avuto - ed è fortuna - il brusco impulso verso il caos megalopolita110 e verso quella concentrazione di potere preferenziale in una enorme area t1rbano-in,dustriale, che avrebbe portato ancl1'essa ad un accentuato. squilibrio nella già scombinata compagine nazionale, ma lo squilibrio interno della regione lombarda continua ad accentuarsi. Lungo le grandi direttrici che da Milano si spingono verso Legnano e, oltre i confini ,dell'attuale provincia, verso Busto e Gallarate, o verso Monza e Vimercate, o verso Abbiategrasso e Vigevano, l'omogeneità socio-ecònomica resta spezzata dalle divisioni amrr1inistrative, ormai ridotte a servire soprattutto l'evasione fiscale o il supersfruttamentò della mano-dopera immigrata. Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==