Nord e Sud - anno VIII - n. 24 - dicembre 1961

di questo i1npegno, che non solo perdura, ma cerca di aggiornarsi alle sopravvenienti rivendicazioni. Mentre, al contrario, bén labile, incerta, contradittoria è stata la « politica della città », proposta drammaticamente con lo sconvolgimento della guerra, nella stagione brevissima i11 . cui, caduta la .dittatura, ogni possibilità d'azione politica sembrava aperta, pur nella confusione delle impostazioni ideologiche. Fra l'altro, terminato appena il conflitto ma no11ancora iniziata una qualsiasi ricostruzione, l'Italia assisteva ad uno sconvolgimento demografico senza precedenti: dalle città, minacciate dai bombardamenti e dalla carestia, masse inge11ti di abitanti si erano disperse nella cam·pa- · gr1a, mentre, da qt1est'ultima, masse non meno numerose - sospinte dal terrore della guerra guerreggiata e ·dalle equivoche attrattive della vita urbana - si erano riversate sulle città, addensa11dosi o nei vecchi centri già sovrappopolati o nelle nuovissime bidonvilles periferiche. Malgrado la sua macroscopica evidenza, il fenomeno non determinò tuttavia una nt1ova considerazione dei problemi della dimensione urbana: i piani di ricostruzione, quando ci ft1rono, furor10 formulati in vista del ripristino delle vecchie strutture, per i vecchi abitanti; chi volle sistemarsi in città giocò la sua carta ignorando previsioni e disposizioni dei pubblici poteri, adoprandosi di sforzare le antiche strutture di quel tanto (e si trattò di 'pochissimo: un.a baracca, un vano sovraffollato) che gli consentisse una sistemazione permanente, per quanto disagiata. Che il rapporto città-campagna avesse subìto un'alterazione pesante, destinata ad a1npliarsi, come stiamo constatando, nei decenni avvenire, l'urba11istica ufficiale sembrò, e forse volle, non accorgersi nemmeno. Ne abbiamo una prima riprova considerando le finalità cl1e si è proposta ed ha raggiunto la politica d'intervento governativo nel Mezzogiorno latifondistico. Allo spezzettamento di alcune gra11dissime proprietà so110seguiti un notevole sforzo di trasformazione culturale e la costruzione di un'ingente quantità ,di abitazio11i contadine: ripetendo schemi già cari al paternalismo padronale e governativo dei secoli a11dati, si è cercato di attuare una redistribuzione demografica della popolazione contadina ammassata negli elefa11tiaci centri del latifondo bracciantile; ma la terra, per quanto migliorata nelle colture e cosparsa di casette più o meno civettuole, è rimasta cc senza città ». Fra tanto fervore d'iniziative e tanto dispendio di p1:1bblico denaro, un obbiettivo, ed era quello essenziale, è stato studiosamente evitato: la creazione di nuove città, ·di nuovi centri di promozio11e ·civile ed economica, di diversa e più moderna organizzazione sociale. La -diffidenza verso la città - dove l'incontro di espe22 Bibliotecaginobianco ..

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