tata e le limitazio11i dettate da1la guerra fredda. Tanto è vero che i primi segni del cc nuovo corso » più favorevole a un a·nnuncio di democrazia interna si rivelarono non dopo il XX congresso, 1na subito dopo la 1norte di Stalin, furono in realtà precorritori delle conclusioni cui giunse Krusciov nel rapporto al XX congresso del '56 e consentiro110 al partito di affrontare gli avvenimenti senza gravi scosse e senza riscl1i seri. I comunisti francesi, che 110n hanno avuto u11 Gramsci ed avevano perfettamente assimilato lo stalinismo facendo della guerra fredda t1n fattore proprio di forza, non riuscirono invece a controllare una situazione che, in ·Italia, solo i fatti di Ungl1eria n1isero in crisi. E quel che accadde coi fatti di Ungl1eria, in Italia e in Francia, costituisce una controprova dell'influe11za che effettivamente, st1lla u base » dei militanti italia11i, esercitava l'insegnamento di Gramsci: in Francia ci fu uno sbandamento iniziale che si risolse, alla fine, nell'uscita dal partito di un ristretto, gruppo di i11tellettuali n1entre la base operaia rimase intatta; in Italia lo sbandamento portò a una serie di tentativi di analisi critica delle cose e si risolse nella rottura delle stratificazioni interne con ampi ri11novamenti dei quadri e con l'uscita dal partito di qualche isolato intellettuale, di gruppi di giovani, ma, soprattutto degli operai, degli operai più evoluti di Milano e di Torino (200 mila operai st1 230.000 dimissioni, secondo le cifre ufficiali). L'analisi comparata dell'atteggiamento dei comunisti italiani e di quelli francesi dopo il XX congresso e i fatti di Ungheria, e di fronte a problemi come quello ci11ese e quello jugoslavo, sarebbe da sola sufficie11tea dimostrare che, in Italia, il margine teorico per raffermazione dei principi e per la difesa delle rivendicazioni che oggi trovano il loro posto nei documenti ufficiali del partito è stato, al di là di ogni conformismo e di ogni abbandono, veramente conservato. La struttura di partito di massa che il PCI si è data rifiutando la soluzione, in un certo senso più adeguata al clima della guerra fredda, di partito di quadri preferita dal PCF ha per1nesso di non scontare sul terreno della compattezza e della capacità di sviluppo l'evidente e costante co11traddizione tra l'azione quotidiana, le soluzioni opportunistiche e la discipli11a alle ragioni imperialistiche dell'URSS da una parte e l'originaria realtà ideologica del partito dall'altra. Questa sembra essere cc l'origine positiva », per il PCI, della pratica del dibattito: si elimina t1n fattore di tensione interna e di contraddizione quotidiana. Negli ultimi anni, e già prima dell'VIII congresso, i riferimenti alla democrazia interna si erano· fatti sempre più insistenti, 8 Bjbliotecaginobianco I •
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