Nord e Sud - anno VIII - n. 23 - novembre 1961

scritto dalle sezio·ni della DC e del PSI consentivano di varare una · nuova amministrazione presieduta dall'on. Gabriele Semeraro. Il congresso provinciale democristiano svoltosi di lì a poco non fece registrare invece novità di posizioni e nei due giorni di lavori si ebbe la conferma che i due dati certi erano quello dello stretto controllo esercitato dall'apparato doroteo su un notevole gruppo· di delegati, e l'altro della riconosciuta abilità manovriera del numericamente modesto ma compatto e soprattl1tto spregiudicato cc clan » andreottiano, facente capo al sindaco di Taranto, Manfredi. La richiesta socialista, quindi, si scontrava con la realtà dura della situazione tarantina, messa in luce dalle due differenti situazioni amministrative: alla provincia una qualche possibilità di apertura, sia pure sotto lo stato di necessità; aJ comune capoluogo invece un rifiuto netto ad ogni dialogo, da parte di un gruppo le cui caratteristiche saranno descritte meglio nel corso di questa inchiesta. La situazione comunale del capoluogo jonico, per la prima volta nel '56 sottratta al controllo delle sinistre, era stata1 migliore fino al '58, quando il nuovo sindaco, Raffaele Leone, si dimise per farsi eleggere depl1tato. Da allora il cc clan » andreottiano, molto sensibile alle attività edilizie, ebbe 1na110libera. Avvenne che vari gruppi cominciarono a subire crisi e scissioni, le quali poi assunsero u11 ritmo incredibile poco prima delle elezioni del '60. Un tale movimento, artificioso, era provocato da evidenti speculazioni. Si pensi che alla vigilia del 6 novembre il. PSDI i11vece di un consigliere ne aveva 4, e che poi lo stesso modesto partito si scisse durante la presenta 1zione delle liste, ed a stento riconquistò un seggio di consigliere (con l'ex deputato Candelli, poco prima dimessosi dal PCI). I cc rect1peri » di consiglieri eletti in altre liste da parte del clan andreottiano di Taranto sono stati anche l'elemento caratteristico della1 vita pubblica locale all'indomani del 6 novrebre; il fenomeno basta a mettere in luce tutta la gravità della situa1zione tarantina, in ogni parte dello schieramento politico. In effetti, cc la DC, dopo un breve quanto infruttuoso tentativo di rinnovare le proprie str11ttt1re e il proprio meta.do, accennato da un gruppo di giovani professori capeggiati dal prof. Raffaele Leone, cc è caduta » con rapida inver-sione di marcia, nel pantano tradizionale - un misto di conformismo, di affarismo e, soprattutto, di mancanza di una autonoma fisionomia e di un autonomo impegno ». Ciò « era naturale, date le premesse dalle quali erano mossi gli innovatori ». 93 Bibliotecaginobianco

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