Nord e Sud - anno VIII - n. 23 - novembre 1961

lettorato. Il tentativo nella primavera del 1960 di un governo di centrosinistra non aveva lasciato nessuna apparente conseguenza; solo qualche parroco e vescovo aveva trovato facile pubblicità per dichiarazioni di intransigenza; ma· fu il governo Tambroni ad avere maggiore eco, mettendo in evidenza la passività della DC all'esperimento ed 11n insolito zelo delle autorità nel disporre misure di sicurezza e preventive a tutela, del buon nome del governo del deputato marchigiano. Clamoroso il caso, verificatosi in maggio, di una diffida del prefetto ai partiti democratici e dello stato d'assedio posto al centro della città una domenica, in occasione di un comizio dell' on. Almirante. Il giorno prima si era avuta la netta· se11sazione che da parte delle autorità fossero stati assoggettati al cor1trollo i telefoni dei dirigenti politici; sempre in quell'occasione la polizia provvide a defiggere i manifesti del1' ANPI e dell' ANPPIA. In· luglio, p-oi, il prefetto di Lecce si accaniva a sequestrare e a far togliere dai muri i manifesti dei repubblicani e di altri partiti, in cui si commentavano i fatti di Genova e di altre città italiane, cc per le espressioni tendenziose ed allarmistiche, le gravi offese al governo e di ribellione all'ordine costituito dello Stato », che tali manifesti secondo il prefetto contenevano. Le denunce prefettizie venivano però poco dopo archiviate dal Procuratore della Repubblica, il quale riconosceva che i manifesti non costituivano un pericolo per l'ordine pubblico nè un incitamento a sovvertire le istituzioni dello Stato. Ritornata la normalità, le elezioni amministrative assumevano il valore di un « test » per sondare gli umori e le preferenze dell'elettorato leccese, chiamato a dire la sua sulle prospettive -di centro-sinistra, di apertura a destra, o di accordi diretti della DC col MSI: tutto qui era n1esso. alla prova poichè avvenimenti nazionali e regionali avevano fatto vedere di tutto, e lasciavano aperta qualsiasi soluzione sul pjano locale. Le elezioni nel leccese sono state caratterizzate dalla partecipazione nei piccoli comuni di liste « civiche » usanti i contrassegni più svariati (spiga di grano, campana·, albero, tre anelli, chiesa, orologio; aratro, gallo, emblema comunale, ecc.) e formate per iniziativa di esponenti locali senza molti legami coi partiti. In moltissimi comuni si è votato su tre liste: la lista· dello « scudo crociato », la lista co11trassegnata dalla cc stretta di mano » (sinistre), e la lista cc civica ». Le « civiche->>comprendevano spesso rappresentanze di socialcomunisti, la cui adesione era subordinata al calcolo dei voti delle cc po83 Bibliotecagi.nobianco

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